News | 29 ottobre 2025, 12:00

Turismo Italiano: tanta bellezza, ma poco valore aggiunto!

L’Italia è da sempre una delle destinazioni turistiche più amate al mondo. Eppure, dietro questo successo apparente, i numeri raccontano una storia più complessa. Il turismo italiano genera molta attività economica, ma crea relativamente poca ricchezza nuova.

Turismo Italiano: tanta bellezza, ma poco valore aggiunto!

Bentornati con la nostra rubrica dedicata al turismo. Oggi esploriamo il reale impatto economico del settore turistico in Italia. Scopriremo perché, nonostante la straordinaria attrattiva del nostro Paese, il turismo genera ancora troppo poco valore aggiunto e come strategie mirate possano trasformarlo in un vero motore di crescita per l’economia nazionale.
Secondo i dati più recenti del Conto Satellite del Turismo (CST) dell’Istat, lo strumento internazionale che misura l’impatto economico del turismo, il valore aggiunto del settore in Italia si aggira intorno ai 100 miliardi di euro, pari a poco più del 6% del PIL nazionale. Una quota importante, ma molto inferiore rispetto al 18% talvolta citato in modo improprio nel dibattito politico. Se si considera anche il valore aggiunto generato da tutte le industrie collegate al turismo, come trasporti, cultura e ristorazione, la cifra sale a circa 220 miliardi di euro, ossia circa il 13% del PIL. Tuttavia, questa stima include attività non interamente riconducibili al turismo, come la ristorazione per residenti o i trasporti quotidiani.
Per fare un confronto, il turismo in Spagna incide per il 6,9% del PIL, in Portogallo per l’8,1%, e in Croazia addirittura per l’11,3%, mentre la media europea si ferma al 4,5%. In Italia, dunque, il turismo vale più della media UE, ma resta lontano da quei Paesi che hanno saputo trasformare la propria vocazione turistica in un vero motore economico.

Molti lavoratori, ma pochi guadagni

Nel nostro Paese il turismo occupa circa 1,6 milioni di persone, pari al 7% degli occupati italiani. Una cifra che testimonia il peso sociale del settore, ma anche la sua fragilità, di fatto i lavori turistici sono spesso stagionali, precari e sottopagati. Nelle attività di alloggio e ristorazione, ad esempio, la retribuzione media oraria è di circa 10 euro, ma con contratti brevi e periodi di inattività il reddito annuale medio si ferma poco sopra i 10.000 euro. Il risultato è che il turismo, pur muovendo grandi volumi di persone e di denaro, non riesce a generare valore aggiunto sufficiente: i margini sono bassi, la redditività delle imprese ridotta e la qualità del lavoro limitata. In altre parole, il turismo italiano crea movimento, ma non abbastanza ricchezza.
L’effetto economico positivo del turismo si concentra soprattutto a livello locale. Secondo uno studio di Deloitte, i borghi italiani, spesso piccoli comuni con meno di 10.000 abitanti, che rappresentano l’87% del totale, ricavano dal turismo circa 5 miliardi di euro all’anno. Per molti di questi territori il turismo è vitale, ma su scala nazionale il suo peso resta contenuto. Da qui nasce la frequente sopravvalutazione del ruolo del turismo nell’economia italiana.

Vantaggi e limiti di un basso valore aggiunto

Un turismo a basso valore aggiunto presenta alcuni vantaggi:

  • prezzi più competitivi per i visitatori;
  • possibilità di preservare le economie locali e le piccole imprese familiari.

Ma gli svantaggi sono molto più pesanti:

  • scarsa redditività per le imprese;
  • lavoro stagionale e precario;
  • dipendenza dal turismo di massa;
  • poca attrattività per gli investitori esteri;
  • impatto limitato sul PIL nazionale.

Come aumentare il valore del turismo italiano

Per rendere il turismo un settore realmente trainante serve un cambiamento di visione radicale:

  •        Puntare sulla qualità, non solo sulla quantità
    Sviluppare forme di turismo culturale, esperienziale, sostenibile e di lusso; promuovere il turismo congressuale e business, che garantisce flussi più stabili e alto valore aggiunto.
  • Investire nella formazione e nella professionalità
    Rafforzare scuole alberghiere, ITS e corsi universitari dedicati; creare percorsi di formazione continua per manager, guide, chef e receptionist; valorizzare le competenze digitali e linguistiche.
  • Favorire le reti d’impresa
    Incentivare la creazione di consorzi, distretti e brand territoriali; promuovere partnership per condividere marketing, piattaforme online e forniture.
  • Innovazione digitale e marketing integrato
    Creare una piattaforma nazionale unica per la promozione turistica (coordinata da ENIT e Regioni); incentivare la digitalizzazione delle PMI; usare i big data per comprendere meglio i flussi turistici e pianificare strategie mirate.
  • Politiche pubbliche coordinate e stabili
    Serve una governance nazionale del turismo: un piano strategico di lungo periodo, coordinamento tra Stato, Regioni e Comuni e incentivi per chi innova e punta sulla qualità.

 Il turismo italiano è un tesoro che produce esperienze uniche, ma non ancora abbastanza ricchezza. Il suo potenziale economico resta in gran parte inespresso perché troppo legato a modelli stagionali e a basso valore aggiunto. Trasformarlo in un settore stabile, moderno e competitivo richiede investimenti nella qualità, nelle persone e nella digitalizzazione.

Zaki Lombardo