News | 19 settembre 2025, 09:00

Via libera dall’Antitrust: Poste Italiane diventa ufficialmente il primo azionista di TIM.

Con una quota di quasi il 25% delle azioni e l’approvazione da parte dell’Agcom dell’acquisto del 15% delle quote di TIM da Vivendi, Poste Italiane conclude un’operazione da 648 miliardi di euro.

Via libera dall’Antitrust: Poste Italiane diventa ufficialmente il primo azionista di TIM.

Con 160 anni di storia, 47 milioni di utenti, una rete di 12.800 uffici postali, circa 120 mila dipendenti, 593 miliardi di euro di attività finanziarie investite e ricavi record registrati solo nel primo semestre del 2025 pari a 6,5 miliardi di euro, in crescita del 5% anno su anno, Poste Italiane, con una mossa strategica che costituisce una delle operazioni più significative del mondo delle telecomunicazioni negli ultimi anni in Italia, diventa ufficialmente, dopo il via libera dell’Agcom (Autorità garante della concorrenza) nella seduta dello scorso 3 settembre, il principale azionista di TIM, con il 24,81% delle azioni ordinarie.
L’operazione di compravendita da 684 milioni di euro (a 0,2975 euro per azione), che ha visto l’acquisizione da Vivendi SE (“Vivendi”) di azioni ordinarie di Telecom Italia S.p.A. (“TIM”) corrispondenti al 15,00% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale di TIM, era stata già sottoscritta nella seduta del 26 marzo di quest’anno. Finanziata interamente con la cassa disponibile, si è aggiunta a quella precedente di Cassa Depositi e Prestiti, che aveva ceduto a Poste un pacchetto del 9,81%. La società francese Vivendi è così scesa nel capitale dal 23,75% al 18,3%. Con la nuova cessione di circa un altro 15%, è rimasta soltanto con il 2,5%.
Nella prima fase, sospensivamente condizionata alla notifica all’Antitrust come probabile pratica scorretta sul piano della concorrenza (per il fatto che TIM potrebbe avvantaggiarsi della rete di uffici di Poste Italiane per pubblicizzare i suoi prodotti e i servizi energetici proposti agli sportelli), è arrivata la delibera dell’Agcom di approvare senza condizioni l’operazione e, dunque, di non procedere all’avvio dell’istruttoria. L’operazione, infatti, non ostacola in misura significativa la concorrenza effettiva nei mercati interessati e non comporta la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante.
Poste Italiane diventa così il primo azionista di TIM con quasi il 25% delle quote, soglia oltre la quale scatterebbe l’obbligo di Opa, ovvero l’obbligo imposto dalla legge (in Italia, dall’art. 106 del TUF) di lanciare un’offerta pubblica di acquisto su tutte le azioni ordinarie residue di una società quotata in Borsa, nel momento in cui un investitore acquisisce una partecipazione del capitale sociale superiore al 30%. Poste ha precisato che “non intende superarla, ma l’intenzione è quella di convertirsi in azionista industriale di lungo periodo, che possa rilanciare TIM e integrarne le attività con quelle di Poste, favorendo la creazione di sinergie e l’apporto di valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltre a promuovere il consolidamento del mercato delle tlc in Italia”.
Si è così creato un riassetto in linea con l’obiettivo del Governo, che punta a ricreare un campione nazionale nel settore delle telecomunicazioni e, allo stesso tempo, a difendere TIM, che dopo lo scorporo della rete e il conseguente abbattimento del debito stava diventando appetibile anche per operatori stranieri. Infatti, era già finita nei radar di un altro operatore francese, Iliad, e di grandi fondi di private equity.

Ma perché questo riassetto è così importante per lo Stato italiano?
Poste Italiane è una società per azioni quotata in Borsa, ma lo Stato ne è l’azionista di maggioranza attraverso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e Cassa Depositi e Prestiti (CDP), a sua volta controllata dal MEF. Questa struttura la rende una società pubblica quotata di interesse statale. Poste Italiane costituisce la più grande rete di distribuzione di servizi in Italia. Le sue attività comprendono il recapito di corrispondenza e pacchi, i servizi finanziari e assicurativi, i sistemi di pagamento e la telefonia destinati a famiglie, aziende e amministrazioni pubbliche. È parte integrante del tessuto sociale e produttivo del Paese e rappresenta una realtà unica in Italia per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte della clientela.
Non solo: l’operazione di Poste non serve al Governo soltanto per il rilancio di TIM, ma anche per quello dell’intero settore delle telecomunicazioni, considerato uno dei più concorrenziali dell’Unione Europea e del mondo. Il settore tende al cosiddetto “consolidamento”, cioè all’unione di aziende già esistenti – attraverso acquisizioni, fusioni, collaborazioni – per creare gruppi più grandi e competitivi, con la capacità di innovare e investire all’estero, dato che il comparto europeo delle telecomunicazioni è particolarmente frammentato. Per lo Stato, lo sviluppo, la crescita e il consolidamento del settore delle telecomunicazioni rappresentano una questione strategica di interesse nazionale.

Il Punto
TIM costituisce un colosso da rilanciare, restando il principale operatore di telecomunicazioni in Italia. Da anni in difficoltà, reduce dalla cessione della rete fissa al fondo KKR e dalla forte concorrenza che ha limitato la sua capacità di investimento, l’ingresso di Poste Italiane rappresenta un’occasione strategica di rilancio e un potenziale punto di svolta in un settore che necessita di operatori più forti e capaci di competere a livello europeo.

Nota
Dal 2026 Poste userà la rete TIM per i servizi mobili, integrando le attività telefoniche di PosteMobile, mentre TIM potrà sfruttare la rete capillare di uffici di Poste Italiane come canale di promozione e distribuzione.

Eradis Josende Oberto