Il 7 luglio 2025, con la sentenza n. 5854, il Consiglio di Stato ha aperto un importante spiraglio alla possibilità per i pubblici dipendenti di aprire una partita iva in costanza di attività lavorativa.
Il divieto sino ad oggi era sancito all’art. 60 del DPR 3/1957 che recita: “ L’impiegato non può esercitare il commercio, l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro, tranne che si tratti di cariche in società o enti per le quali la nomina è riservata allo Stato e sia all’uopo intervenuta l’autorizzazione del Ministro competente.” , ribadito dall’art. 53 del D.Lgs. 165/2001 che prevede anche l’obbligo di restituzione dei proventi delle attività svolte in contrasto con questa normativa. Accanto a queste disposizioini generali per i pubblici dipendenti si pongono normative speciali per singole categorie come ad esempio le Forze dell’Ordine.
Orbene, nella sentenza del Consiglio di Stato 5854/2025 l’Organo di giustizia amministrativa, per la prima volta, indica una eccezione al principio generale.
Il caso riguardava un Maresciallo della Guardia di Finanza che aveva aperto una partita IVA per gestire un terreno di famiglia destinato a oli cultura che, a detta della parte, produceva solo per uso familiare e non commerciale.
In tal caso il Consiglio di Stato ha motivato che un dipendente pubblico può aprire una Partita IVA a condizione che essa riguardi esclusivamente una attività agricola occasionale e non professionale, confermando che nessuna norma vieta espressamente ai dipendenti pubblici di svolgere attività agricole personali in quanto il disposto del DPR 3/1957 vieta solo lo svolgimento di attività industriali e commerciali, ma non l’attività agricola a carattere non imprenditoriale.
Nulla rileva che le circolari interne impongano obblighi più specifici e stringenti in quanto non prevalenti sulla norma primaria e sui principi costituzionali del diritto di proprietà riconosciuto anche da sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Questa sentenza apre il dibattito e si prevedono future decisioni giurisprudenziali su tematiche simili e sempre più ampliative della sfera di libertà di attività d’impresa per i pubblici dipendenti ed una in particolare sarà sicuramente, in breve tempo, oggetto di controversie amministrative, la gestione di immobili di famiglia ad uso commerciale.
E’ indiscutibile la facoltà del pubblico dipendente di gestire un immobile dandolo in locazione a terzi (pagando la relativa cedolare secca), ma può essergli vietato di gestire questo immobile in maniera economicamente più redditizia, aprendo una partita iva e scaricando fiscalmente le spese, con una attività di Bed & Breakfast riferita ad un unico immobile di piccole dimensioni?
Aspettiamo le prossime decisioni in materia dei giudici amministrativi.


Maurizio Vallone



