Nei primi sei mesi del 2025, la percentuale di maggiorenni italiani titolari di almeno un finanziamento rateale è salita al 59,6 %, con un incremento del 13,1 % rispetto al 2024. I dati emergono da Eurisc, il sistema di informazioni creditizie gestito da Crif, che fotografa l’andamento del mercato del credito nel Paese. Contestualmente, la rata mensile media è rimasta stabile a 278 euro pro-capite, mentre l’esposizione residua – ossia la somma ancora da rimborsare – è diminuita del 10 %, attestandosi a 31.637 euro.
Consumi supportati da prestiti “small ticket”
Secondo Crif, la crescita degli italiani che accedono al credito riflette la ripresa dei consumi e la diffusione dei prestiti “small ticket”, ossia finanziamenti di importo contenuto utilizzati per sostenere acquisti quotidiani o non programmati. Nel dettaglio, la rata media dei mutui rimane sostanzialmente stabile, poco sotto i 600 euro, mentre l’esposizione residua si attesta a oltre 97.000 euro, in calo rispetto al 2024. Per i prestiti finalizzati, la rata mensile sale leggermente a 135 euro, con esposizione residua in diminuzione del 7,5 %, poco sopra i 5.500 euro. Per i prestiti personali, la rata è in lieve crescita (+1,5 %) a 254 euro, mentre l’esposizione residua cala del 7,9 % e si aggira intorno ai 16.200 euro. L’insieme di questi dati mostra come l’accesso al credito stia crescendo in termini di diffusione, ma con importi complessivi più contenuti e sostenibili.
Una prospettiva per le partite IVA
La dinamica interessa anche il mondo delle partite IVA, per cui il credito rappresenta spesso uno strumento indispensabile per garantire liquidità o avviare investimenti. Il ricorso a microprestiti, analoghi agli “small ticket” delle famiglie, copre spese operative o acquisti rapidi fino a 25.000 euro, mentre soluzioni come il Prestito BancoPosta Professionisti arrivano fino a 40.000 euro con rimborsi fino a 96 mesi. Attraverso piattaforme fintech si può accedere a finanziamenti fino a 50.000 euro, con durate tra 36 e 72 mesi e tassi medi compresi tra il 3 e il 9 per cento. La riduzione dell’esposizione residua, registrata a livello generale e certificata dai dati Crif, risulta decisiva per garantire liquidità e piccoli investimenti a un tessuto produttivo fatto di piccoli imprenditori e lavoratori indipendenti, chiamati a gestire con attenzione il bilancio tra investimenti e sostenibilità del debito.