News | 03 settembre 2025, 09:00

Omnibus e ESG: Revisione Europea per le imprese

Evoluzione normativa, CSRD e revisione e obiettivi ESG

Omnibus e ESG: Revisione Europea per le imprese

Il passaggio normativo

La sostenibilità negli ultimi 5-10 anni è diventata il centro della strategia industriale e finanziaria della Commissione Europea, introducendo come prova la direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Dal 2023, la rendicontazione ESG è diventata la bussola delle imprese che perseguono sostenibilità e obiettivi ESG, aumentando significativamente la percentuale di esse obbligate a pubblicare i loro bilanci di sostenibilità, diminuendo ipotetiche asimmetrie formative. La revisione della direttiva nasce da una presa di coscienza della Commissione UE di diverse criticità emerse nella rendicontazione. I requisiti e gli obblighi di rispetto risultavano estremamente complessi, costi e gestione operativa di difficile implementazione, in particolare nelle PMI. L’intenzione Europea, quindi, prosegue in una revisione con il pacchetto Omnibus, volto a ridimensionare, ridurre gli oneri e rinviando l’applicazione per molte imprese. La discussione è ancora in corso, ma l’implementazione vuole risultare più facile e comoda, senza rappresentare un ostacolo.

L’impatto sulle imprese

Per le aziende la revisione della CSRD rappresenta un passaggio cruciale. Le nuove soglie fino a 450 milioni di fatturato e oltre mille dipendenti, con proposte di innalzamento a tremila escluderanno una parte consistente del tessuto produttivo europeo, lasciando molte PMIquotate fuori dagli obblighi immediati. Parallelamente, l’Efrag ha presentato una bozza di revisione degli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards) con l’obiettivo di ridurre del 50% i data point obbligatori, passando da oltre 1.000 indicatori previsti nelle prime versioni a circa 500. Si prevede anche una distinzione più chiara tra obblighi vincolanti e linee guida di supporto, con lo scopo di ridurre duplicazioni e sovrapposizioni con altri framework. Questa semplificazione risponde a una richiesta pressante del mondo imprenditoriale, che nel 2024 aveva spesso adottato un approccio puramente formale, di “mera compliance”, concentrandosi sul rispetto letterale dei requisiti più che sulla qualità informativa. Tuttavia, diversi osservatori sottolineano i rischi: meno dati disponibili possono ridurre la trasparenza, compromettere la comparabilità tra imprese e limitare la capacità degli investitori di valutare la resilienza delle strategie aziendali in ottica ESG. Il pericolo risulta che l’alleggerimento si traduca in un arretramento della spinta verso la sostenibilità strutturale, trasformando uno strumento nato per orientare le decisioni strategiche in un mero esercizio contabile ridotto al minimo indispensabile.

Gli obiettivi futuri la sostenibilità come direzione

Nonostante i rinvii e le semplificazioni, l’orizzonte per le impreserimane considerare la sostenibilità più di un requisito competitivo. La rendicontazione ESG, se interpretata come leva strategica e non come esclusivo adempimento, permette riduzione di esternalità, valorizzazione di investimenti in innovazione e rafforza la reputazione sul mercato. La stessa Commissione europea ribadisce che il Green Deal non è in discussione e che i nuovi target climatici intermedi confermano la traiettoria di lungo periodo. Per le aziende, ciò significa adottare sistemi di governance più solidi, pianificare percorsi di transizione realistici e dimostrare in modo credibile i risultati. In questa prospettiva, la sfida non è soltanto normativa servono strumenti finanziari adeguati, incentivi proporzionati agli sforzi richiesti e linee guida settoriali capaci di accompagnare le imprese nel percorso. Solo così la sostenibilità potrà trasformarsi da vincolo regolatorio a motore di competitività, evitando che la revisione della CSRD diventi un freno a un cambiamento ormai irreversibile.

Patrick Chiavuzzo