Cagliari — Con l’evento “I nuraghi parlano al mondo”, la Sardegna rilancia una scommessa ambiziosa: portare la civiltà nuragica nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità. La terza conferenza internazionale promossa dall’associazione La Sardegna verso l'Unesco, in corso a Sa Manifattura di Cagliari nell’ambito della “Settimana nuragica”, rappresenta un tentativo di ricucire la storia antica con il presente e di restituire dignità globale a migliaia di monumenti che punteggiano l’isola.
La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha spiegato che il progetto in atto non riguarda solo la tutela del passato, ma anche la costruzione di un’identità collettiva: «Non possiamo parlare di Sardegna senza parlare di civiltà nuragica» — ha dichiarato — e ha sottolineato come l’anno in corso rappresenti un turno di svolta. Grazie ai contatti avviati con responsabili dell’UNESCO, la candidatura dei siti nuragici appare oggi più concreta che mai.
Un percorso che non è soltanto simbolico: fin dal 2024 è attivo il progetto “NuragicReturn – Verso un Atlante della Sardegna Nuragica”, promosso dalle università sarde in collaborazione con l’associazione, finalizzato a censire, mappare e monitorare l’intero patrimonio nuragico. Ad oggi il geo‑portale conta oltre 10.000 monumenti registrati, distribuiti in quasi 9.500 luoghi dell’isola, con l’obiettivo di analizzare rischi ambientali e garantire la fruibilità e la tutela sistematica dei siti.
Durante la conferenza del 27 novembre sono stati presentati i risultati ottenuti finora: oltre alla mappatura e schedatura, si è parlato di accessibilità, di valorizzazione scientifica e turistica, e dell’avvio di una rete strutturata che coinvolge università, enti locali, comunità e istituzioni. Il presidio su scala regionale, spiegano i promotori, è la chiave per dare concretezza a un progetto di vasta portata.
Un momento di svolta, secondo la presidente Todde: il riconoscimento dell’Unesco non sarà soltanto un traguardo simbolico, ma un trampolino per sviluppo, turismo, ricerca, identità. «Se come sardi riusciremo in questo intento — ha detto — avremo già ottenuto il riconoscimento più grande».
Gli interventi previsti nei prossimi mesi riguarderanno non solo la tutela e il restauro, ma anche il coinvolgimento delle comunità, la promozione culturale e didattica e la digitalizzazione dei siti. Un approccio che ambisce a trasformare i nuraghi da ruderi isolati in un sistema integrato di memoria e sviluppo.
Con “I nuraghi parlano al mondo”, dunque, la Sardegna prova a consegnare al presente la sua eredità più antica. E punta a farla riconoscere come patrimonio universale: non solo per interesse storico‑scientifico, ma come occasione concreta di rinascita culturale, sociale ed economica.


Redazione



