Il contesto dell’iniziativa Readiness 2030
Il piano RearmEu presentato dalla Commissione Europa presieduta da Ursula Von der Leyen al 7 marzo 2025, ad oggi rinominato Readiness 2030, è stato molto dibattuto e discusso in tutti i paesi nell’Unione con molte incomprensioni da parte dei cittadini del continente. Spesso è stato mal spiegato nei vari dibattiti pubblici e senza confronto serio del tema o delle ragioni per cui l’Unione Europa dovrebbe dotarsi di una difesa propria non dipesa solamente dal supporto statunitense, ovvero il principale finanziatore della difesa Atlantica (NATO). Le ragioni dell’iniziativa presentata dalla Commissione Europea sono chiare: il disimpegno del principale attore dell’alleanza e investitore comporterebbe un continente non capace di potersi difendere e totalmente inerme a possibili attacchi esterni. La smilitarizzazione dei paesi dell’UE dalla fine dell’Unione sovietica ad oggi e un disinvestimento totale in sicurezza ha comportato una preoccupazione crescente per la Commissione, considerando le guerre Russo-Ucraina e del Medio Oriente, l’UE si ritrova a incentivare i paesi a investire nella propria difesa.
Costituzione del Piano Readiness 2030
Come già annunciato, il piano Readiness 2030 non dà priorità al raggiungimento di un esercito comune europeo, ma all’opportunità degli stati membri di spendere in difesa, armamenti militari, cybersecurity, infrastrutture strategiche rendendolo infatti oggetto di discussione molto accesa. La composizione dell’iniziativa ruota attorno a tre principi cardine:
- Uno sblocco dei finanziamenti pubblici per la difesa nazionale, consentendo agli stati di spendere fino a 1.5% del pil annualmente in investimenti in sicurezza per 4 anni.
- Prestiti agevolati di 150 miliardi raccolti sui mercati di capitali per aiutare gli stati membri, con lunga scadenza nella restituzione
- Utilizzo della European Investment bank per l’ampliamento della gamma dei prestiti e dei capitali privati risparmiati per accelerare gli investimenti in difesa,
Le misure di attuazione introdotte dalla Commissione
La Commissione Europea al 17 giugno ha deciso di accelerare le procedure dei progetti di difesa e ha introdotto misure che mirano all’agevolazione e riduzione di burocrazia degli 800 miliardi di euro di investimenti in difesa. Gli obiettivi sono la riduzione e velocizzazione dei processi nelle operazioni di difesa e produzione. Tutte le misure sono state introdotte dal Libro Bianco European Defence-Readiness 2030 individuando una semplificazione e sinergia nel rafforzamento della difesa Europea. Le misure nello specifico adottate riguardano:
- Un’introduzione di un regime di autorizzazione accelerato che riduca i tempi di autorizzazione a 60 giorni istituendo punti di contatto unici nei paesi UE per il settore della difesa.
- Riduzione degli oneri amministrativi per il Fondo europeo della difesa (EDF) e facilitare una partecipazione maggiore alle entità Ucraine al fondo
- L’iniziativa di acquisti coordinati e facilitare gli appalti accelerando trasferimenti transfrontalieri di prodotti per la difesa
- Chiarezza nelle applicazioni delle norme a livello UE come su concorrenza o ambiente
- Garantire il rispetto delle normative sui prodotti chimici tengano conto dell’esigenza di difesa
- Migliorare l’accesso al finanziamento semplificando e utilizzando i criteri di ammissibilità di InvestEU, fornendo investimenti sostenibili e chiarendo la nozione di armi proibite
Ad oggi i paesi dell’Unione sono sprovvisti di una difesa all’avanguardia. Le guerre mettono preoccupazione e oltre la diplomazia, necessaria e fondamentale per le trattative di pace, la deterrenza e sicurezza rimangono necessarie per l’Europa, che per 80 anni ha appaltato agli Stati Uniti.