Bentornati ad un nuovo appuntamento con la nostra rubrica dedicata al Turismo. Dall’arte alla creatività il nostro viaggio prosegue tra le eccellenze del territorio e gli hub creativi che contribuiscono a ridefinire gli spazi della nuova Milano.
Le luci della Milano Fashion Week si riaccendono, e con loro si riaccende anche una città che, ormai da tempo, non si limita ad ospitare sfilate nei luoghi canonici della moda, ma continua a reinventarsi attraverso spazi inaspettati. Le passerelle più interessanti di oggi non sono più allestite nei palazzi della borghesia milanese o nei saloni d’hotel, ma tra mattoni a vista, travi in acciaio e ampie vetrate di ex fabbriche e siti industriali riconvertiti. Un’estetica del “non finito” che ha conquistato brand, creativi e pubblico, trasformando luoghi dimenticati in veri e propri templi della contemporaneità.
Questo fenomeno, esploso negli ultimi due decenni, ha radici profonde. Milano, città con una forte vocazione produttiva, ha visto nel corso degli anni ‘90 e 2000 lo svuotarsi di molti dei suoi spazi industriali. Fabbriche dismesse, centrali elettriche, depositi ferroviari sono diventati i nuovi vuoti urbani, ma anche le nuove tele bianche per artisti, architetti e designer. È in questo contesto che la moda ha trovato un terreno fertile per raccontarsi in modo nuovo e più autentico. Tortona ne è forse l’esempio più emblematico: da distretto manifatturiero a cuore creativo della città, è oggi una tappa obbligata della fashion week “fuori calendario”, insieme a luoghi come la Fabbrica del Vapore, la Cattedrale della Fabbrica Orobia, l’ex Scalo Farini e l’Ex Macello.
Non è solo una questione estetica, anche se il fascino di questi spazi è innegabile, ma è anche, e forse soprattutto, una scelta narrativa e culturale. Ambientare una sfilata in un’ex fabbrica oggi è un modo per parlare di sostenibilità, di recupero, di identità urbana. Significa iscriversi in un’estetica che guarda al riuso, al riciclo, all’autenticità. In questi luoghi, una collezione acquisisce nuova forza, racconta non solo uno stile, ma un tempo, una sensibilità, una posizione culturale.
La presenza di eventi in questi spazi genera un indotto significativo, spesso poco visibile ma fondamentale, fra tecnici, catering, fonici, allestitori, fotografi, make-up artist, videomake, che trovano lavoro e visibilità. Lo stesso vale per artigiani, sarti digitali, grafici e stylist. Un tessuto economico che ruota intorno a questi eventi è fatto di partite iva e pmi, che proprio in contesti meno centralizzati e più accessibili trovano spazio per crescere.
La moda che abita gli spazi ex industriali parla anche alle imprese turistiche locali. Non parliamo del classico shopping tourism, ma di un turismo esperienziale e culturale: i buyer, i creativi, i giornalisti internazionali che arrivano a Milano per seguire le sfilate alternative spesso scelgono soluzioni ricettive fuori dai circuiti del lusso, B&B, boutique hotel, case vacanza e consumano nei ristoranti e locali di quartiere. Anche il pubblico non professionale partecipa sempre di più a eventi aperti, mostre, installazioni, talk organizzati nei medesimi spazi, spesso in collaborazione con istituzioni culturali o progetti di rigenerazione urbana.
L’esempio più recente è quello dell’Ex Macello in viale Molise, oggi coinvolto nel progetto “Aria” per la trasformazione sostenibile dell’area. Durante la Fashion Week 2025, alcune sfilate di brand emergenti hanno avuto luogo proprio lì, portando attenzione mediatica e pubblico in un luogo fino a poco tempo fa invisibile.
La connessione tra moda e architettura post-industriale non è più solo una tendenza, ma un modello culturale ed economico. È qui che si costruisce un nuovo equilibrio tra creatività e sostenibilità, tra produzione e racconto.
Milano, in questo, è laboratorio e avanguardia, una città che riesce a trasformare il proprio passato industriale in un futuro creativo, e che permette a microimprese e piccole aziende di inserirsi in un sistema che, una volta, sembrava riservato solo ai grandi nomi. È in questo contesto che il successo degli eventi moda contribuisce anche alla trasformazione urbana e sociale dei quartieri dove sorgono gli spazi ex industriali, spesso periferici. Questo porta a un effetto gentrificazione: aumento degli affitti, cambiamenti nella composizione sociale e culturale. È un tema dibattuto, che apre a riflessioni sul ruolo della moda come motore di sviluppo ma anche di esclusione.
Oggi le fabbriche non producono più oggetti, ma visioni. E la moda, tra le loro mura, trova lo spazio ideale per reinventarsi, raccontarsi e, forse, contaminarsi. In un tempo in cui nulla si crea da zero ma tutto si trasforma, non sorprende che le passerelle più significative non siano nei palazzi, ma tra le ciminiere. Ed è proprio lì che Milano continua a confermarsi capitale culturale e produttiva della moda globale.
Molti degli spazi ex industriali scelti per sfilate e installazioni moda sono stati fabbriche che un tempo davano lavoro a migliaia di persone, spesso immigrati o operai di seconda generazione. Questi luoghi, oltre a essere scenari suggestivi, portano con sé una carica emotiva legata alla storia sociale e culturale della città, rendendo la moda un ponte tra passato e presente.
News | 17 settembre 2025, 12:00
Milano Fashion Week: fra moda, turismo e rigenerazione urbana!
Milano è arte, cultura, storia, ma soprattutto creatività. La Milano Fashion Week è un evento sempre più esperienziale ed emotivo, dalle cornici delle sfilate, agli eventi che gravitano intorno a questa manifestazione. Forte del proprio legame con la città e la produzione locale, la moda milanese ritrova la propria unicità nel panorama mondiale.
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