La Regione Siciliana ha deciso di intervenire in soccorso dei Comuni dell’isola in dissesto finanziario con un pacchetto di risorse pari a quasi 7 milioni di euro. Con un decreto dell’assessorato delle Autonomie locali e della Funzione pubblica — attualmente guidato ad interim da Renato Schifani — è stata disposta la ripartizione di fondi destinati a coprire le spese correnti, servizi indispensabili o disavanzi, e in alcuni casi a sostenere il costo del personale in soprannumero, a condizione che quei comuni non abbiano già ricevuto contributi analoghi in passato.
Quattro milioni euro andranno a otto Comuni di dimensioni medie — tra 25 000 e 100 000 abitanti — ossia Canicattì, Favara e Licata (provincia di Agrigento); Gela (Caltanissetta); Aci Catena e Caltagirone (provincia di Catania); Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) e Monreale (Palermo). Altri 2,8 milioni saranno invece suddivisi tra 62 enti locali disseminati sul territorio siciliano.
La legge regionale 3/2025 stabilisce che per accedere a questi fondi i comuni debbano essere in dissesto finanziario al 30 settembre 2024, oppure aver chiuso la procedura dopo il 31 dicembre 2022, e cioè entro un arco di tempo di non oltre cinque anni dall’entrata in vigore della norma.
Con un secondo decreto, sono stati stanziati 200 000 euro a 29 Comuni di dimensioni più piccole (fino a 100 000 abitanti) che non avevano ricevuto il contributo statale nel 2021, a causa di un peggioramento del loro disavanzo. Questo intervento compensativo mira a colmare una lacuna pregressa e offrire sostegno anche a realtà locali meno grandi.
Parallelamente, la Regione ha lanciato un avviso rivolto ai Consorzi di Comuni impegnati nella gestione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata: per queste realtà è previsto un contributo complessivo di 150 000 euro, con l’obiettivo di sostenere progetti di riutilizzo sociale, rigenerazione urbana e promozione della legalità.
L’intervento finanziario ha come principale obiettivo quello di assicurare la continuità dei servizi essenziali nelle comunità locali — dalla manutenzione urbana ai servizi sociali — preservando l’operatività delle amministrazioni comunali in difficoltà. In molti casi, infatti, il dissesto mette a rischio la gestione ordinaria, con conseguenze dirette sui cittadini.
Nondimeno, il sostegno economico non basta a risolvere problemi strutturali profondi che affliggono diversi comuni siciliani — tra cui bassa capacità fiscale, calo demografico, infrastrutture da ammodernare e difficoltà nel riscattare la fiducia nelle istituzioni. Le risorse messe a disposizione rappresentano un alito di ossigeno, ma non costituiscono una soluzione definitiva a lungo termine.
Per quanto riguarda i beni confiscati, l’assegnazione di contributi ai consorzi è un passo importante: tuttavia, il vero banco di prova sarà la capacità di trasformare quelle risorse in progetti concreti di riqualificazione, cultura, partecipazione sociale. Il rischio è che sommaria erogazione di fondi senza un piano serio di valorizzazione si risolva in un’occasione perduta.
In definitiva, la misura può essere letta come un segnale di attenzione verso le comunità più fragili e una risposta concreta a emergenze finanziarie, ma resta fondamentale un approccio strutturale — di medio e lungo termine — che vada oltre l’emergenza e favorisca politiche di sviluppo, trasparenza e ricostruzione sociale.


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