News | 07 novembre 2025, 10:00

Crescono le Partite IVA, ma il popolo degli artigiani è in calo

L’Italia registra un aumento di nuovi titolari di Partita IVA, soprattutto tra i giovani e nei settori digitali, ma il cuore artigiano del Paese continua a perdere pezzi. Costi, burocrazia e mancanza di ricambio generazionale i principali ostacoli

Crescono le Partite IVA, ma il popolo degli artigiani è in calo

Negli ultimi mesi il numero delle nuove Partite IVA ha registrato un incremento significativo, segnale di un’Italia che, nonostante le difficoltà economiche, conserva la voglia di mettersi in gioco. Le aperture riguardano in larga parte professionisti autonomi, consulenti, creativi digitali e operatori del settore terziario. Un mondo fluido, connesso, che risponde ai cambiamenti del mercato e alle nuove opportunità offerte dalle piattaforme online.

Secondo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, la crescita è più marcata tra gli under 40, con un boom di aperture tra i professionisti della comunicazione, del marketing e dei servizi digitali. La tendenza conferma un’evoluzione profonda del concetto stesso di lavoro autonomo, sempre più orientato all’innovazione e alla flessibilità, con meno vincoli territoriali e una forte spinta verso l’indipendenza economica.

Tuttavia, dietro questo scenario incoraggiante si cela un rovescio della medaglia: il progressivo calo degli artigiani. Le botteghe, le officine, i laboratori di falegnameria, sartoria o restauro – simboli di un’Italia operosa e identitaria – stanno lentamente scomparendo. I dati delle associazioni di categoria mostrano un continuo ridimensionamento del comparto, con chiusure che superano di gran lunga le nuove iscrizioni.

Le cause sono molteplici e complesse. L’aumento dei costi energetici, la difficoltà nel reperire manodopera qualificata e una burocrazia spesso asfissiante rendono sempre più difficile sostenere un’attività artigiana. A ciò si aggiunge la concorrenza delle grandi catene e delle produzioni industriali a basso costo, che hanno trasformato il mercato, spingendo molti consumatori verso scelte rapide e meno attente alla qualità.

Un altro nodo cruciale è il ricambio generazionale: sempre meno giovani scelgono di imparare un mestiere manuale. Le scuole professionali faticano ad attrarre nuovi studenti e molti laboratori non trovano apprendisti disposti a raccogliere il testimone. Così, intere tradizioni rischiano di scomparire, portando con sé un patrimonio di conoscenze, abilità e creatività che da secoli contraddistingue il “saper fare italiano”.

Eppure, non tutto è perduto. In molte regioni nascono iniziative per favorire la trasmissione delle competenze artigianali, promuovendo corsi di formazione e incentivi per i giovani che vogliono avviare un’attività indipendente. Crescono anche le collaborazioni tra artigiani e designer, tra tradizione e innovazione, tra manualità e digitale. Un intreccio virtuoso che, se sostenuto da politiche mirate, può ridare linfa al settore.

L’Italia ha bisogno di nuovi imprenditori, ma anche di vecchi mestieri. La sfida dei prossimi anni sarà proprio questa: conciliare la spinta al rinnovamento con la salvaguardia delle nostre radici produttive. Perché dietro ogni bottega che chiude non c’è solo un’impresa che scompare, ma un pezzo di storia, cultura e identità che si spegne.

Stefano Farinetti