La Sion di Sono Motors rappresentava la promessa di un’auto destinata a rivoluzionare la mobilità elettrica, ma il fallimento dell’azienda tedesca ricorda che tra idea e realtà, quando si parla di tecnologie emergenti, soprattutto nell’industria automobilistica, la distanza può essere enorme. La startup, fondata nel 2012, grazie a una campagna di crowdfunding su Indiegogo, aveva raccolto oltre 700.000 dollari e migliaia di preordini. L’ambizioso progetto consisteva nella creazione di una monovolume elettrica la cui carrozzeria fosse ricoperta di pannelli fotovoltaici, in grado di aumentare l’autonomia ricaricando la batteria in qualsiasi momento semplicemente esponendola ai raggi solari, con l’ulteriore possibilità di ricaricarla tramite una presa Tipo 2, CCS e con la presa domestica Schuko. Nel 2016 e nel 2017, grazie a diverse campagne di finanziamento collettivo, sono stati raccolti oltre 2 milioni di euro necessari per lo sviluppo del progetto. Finché, nell’autunno del 2017, Sono Motors iniziò ufficialmente lo sviluppo di serie in collaborazione con vari partner.
Il debutto fu travolgente, con presentazioni di forte impatto e migliaia di prenotazioni. Poi la realtà ha presentato il conto: problemi industriali, risorse insufficienti e, nel febbraio 2023, la resa dei conti con la dichiarazione di fallimento da parte dell’azienda tedesca. Così il progetto si è fermato, lasciando dietro di sé prototipi, componenti e un monito: la tecnologia del fotovoltaico integrato in carrozzeria promette, ma per ora non regge i tempi e i costi di una produzione in serie sostenibile per una startup.
Infatti, l’azienda, che è tornata con il nome di SonoSolar e si occupa di tecnologia eolica per la mobilità elettrica, ha deciso di dare un taglio netto al passato e di mettere all’asta tutti i prototipi e gli asset legati a quel progetto. Ciò che resta della Sion è finito all’asta su un sito austriaco, dove i lotti comprendono di tutto: dalla meccanica ai sedili, fino a esemplari completi di Sion. I numeri raccontano il tono dell’operazione. I motori elettrici partono da 50 euro, i sedili anteriori compaiono a listino a 14 euro, una scocca completa priva dei pannelli solari è proposta a 100 euro. In cima all’interesse ci sono i prototipi: uno usato per i crash test e un altro funzionante, entrambi con base d’asta fissata a 600 euro. L’asta rimarrà online fino al prossimo 9 settembre: al momento sono 267 gli oggetti in vendita.
Di un progetto nato per democratizzare l’elettrico solare, rimangono i pezzi. I pezzi di una startup rivoluzionaria che non è riuscita nel suo intento.
Ma qual è il rapporto che hanno le startup con il fallimento in Italia?
Realtà come PMI e startup, in un contesto altamente concorrenziale, corrono maggiormente il rischio di fallimento. Secondo Pierluigi Scardazza, CEO e fondatore di Rastan Consulting: “La realtà dei fatti, purtroppo, è che per ogni startup che va a buon fine, altre 10.000 falliscono. L’idea vincente non è sufficiente per realizzare un percorso efficace: è necessario creare la cultura aziendale all’interno della startup o della microimpresa affinché questa diventi un’azienda di successo”. Infatti, in Italia, circa il 93% delle nuove imprese fallisce nei primi anni di attività. Un dato allarmante che solleva interrogativi cruciali sulle strategie necessarie per sopravvivere e crescere all’interno del mercato.
Stando all’analisi condotta da Movimprese sugli archivi delle Camere di Commercio italiane, tra il 2022 e il 2024 si sono registrate circa 820.000 cessazioni, a fronte di 950.000 nuove imprese.
Le principali cause di fallimento delle startup in Italia sono: assenza di mercato (42%), fondi esauriti (29%), team sbagliato (23%), competitor agguerriti (19%), pricing errato o costi elevati (18%), prodotto non soddisfacente (17%), business model sbagliato (17%), marketing non efficace (14%), scarsa attenzione ai clienti (14%), lancio di prodotto nel periodo sbagliato (13%).
Nota
Uno dei punti centrali del pensiero imprenditoriale moderno è che il fallimento non sia la fine, bensì una fase del processo. Eric Ries, autore di The Lean Startup, lo definisce chiaramente: “Il vero apprendimento si ottiene testando un’ipotesi e fallendo”. E ancora: “Il successo non è creare qualcosa, ma imparare più velocemente di tutti gli altri”.