Le prospettive globali
L’avvento della globalizzazione post secondo dopoguerra e con la successiva interconnessione sempre più presente della catena del valore per la produzione dei beni, non poteva che la principale economia mondiale decidesse di tornare con politiche isolazioniste e con minacce concrete ai propri partner commerciali storici. La globalizzazione ha reso una reale impossibilità al ritorno negli scenari pre-Seconda guerra mondiale, eppure l’attuale amministrazione statunitense presume, o spera che la semplice imposizione di tariffe possa cambiare o permettere di arricchire le proprie finanze salvaguardando il deficit di bilancia commerciale negativa attuale. I continui rinvii delle tariffe da parte della amministrazione statunitense parlano chiaro, il mondo è sempre più interconnesso e la catena del valore non può essere intaccata se non con conseguente perdita di quote di mercato da parte delle imprese verso i consumatori.
La reazione dei mercati
L’incertezza non piace ai mercati e blocca la crescita, investimenti, occupazione e produzione. All’aumento dei costi del commercio consegue una successiva inflazione che colpisce tutti i paesi coinvolti nel sistema globale e rallentandone la crescita. I dati dell’OCSE (organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) parlano chiaro: la stima prevede una riduzione della crescita per il 2025 e 2026 al 2.9%, rispetto al 3.1% che era stato previsto a marzo dello scorso anno. La diminuzione della crescita non rappresenta solo un calo nel commercio, ma anche la diminuzione di assunzioni, posti di lavoro persi, investimenti non compiuti e una instabilità politico-economica che raramente viene discussa se non astrattamente. Nel caso italiano, nonostante l’occupazione ha avuto leggeri aumenti dalla ripresa del covid, le stime dell’OCSE prevedono un taglio di crescita dall’07% del 2024 allo 0.6% nel 2025. Il paese non riesce a superare l’1% con anche un crollo concreto di produzione industriale da più di 25 mesi, e la situazione globale sicuramente non rappresenta un supporto. Il rapporto OCSE spiega anche come l’inflazione giochi un ruolo di rallentamento nei paesi del G20 diminuendo il potere di acquisto dei consumatori.
Le conseguenze per i lavoratori e per l’Europa
IL rapporto Ocse sottolinea come le incertezze globali e nel caso Italiano blocchino le assunzioni da parte delle imprese e riducano la loro capacità di investimento, causando da parte delle famiglie una tendenza sempre maggiore nel risparmio dei propri capitali. Se le trattative EU-US dovessero avere un effetto positivo con conseguente azzeramento delle tariffe, potremmo vedere uno scenario dove l’export possa ritornare ai livelli precedenti agli annunci delle tariffe con un leggero aumento di export nel 2026, ma tutto rimane incerto fino a quando i vari player globali non riusciranno a trovare un accordo tra i due continenti.