Secondo un’inchiesta coordinata dall’olandese Follow The Money una fuga di notizie avrebbe portato all’acquisizione di importanti documenti su due delle principali agenzie mondiali di rating.
Morgan Stanley capital international (Msci) e Morningstar Sustainalytics avrebbero infatti modificato i propri criteri nell’attribuzione dei punteggi Esg (environmental, social, governance) sul rispetto dei diritti umani nell’ambito del conflitto israelo-palestinese.
Tali modifiche avrebbero eliminato, per le società coinvolte, il peso delle violazioni nell’area umanitaria sopracitata sui punteggi di rating internazionale. In questo modo si registrano punteggi pieni per società con indicatori critici nell’area dei diritti umani fino allo scorso anno.
Msci e il caso Caterpillar
Emblematico risulta essere il caso dell’azienda USA, fornitore di veicoli per Israele dagli anni’60. Per Amnesty International e Human Rights Watch, infatti, i mezzi venduti alle IDF sarebbero impiegati attivamente nelle operazioni sul territorio.
A quanto si evince dai documenti trapelati, fino all’estate 2023 Msci dava un peso a queste azioni, anche a fronte della morte dell’attivista americana Rachel Corrie – in cui era coinvolto un bulldozer. Il punteggio del produttore statunitense arrivava a 3/10 proprio per problematiche legate ai diritti umani, mentre nell’aggiornamento di agosto 2024 non ci sono accenni sull’impiego di mezzi nell’area e il punteggio attribuito è salito al massimo di 10/10.
Caterpillar non ha commentato direttamente i dati emersi, limitandosi ad affermare il proprio turbamento per la questione umanitaria sul proprio sito web, mentre a marzo veniva approvato un acquisto per 295 milioni di dollari dall’amministrazione Trump per la fornitura di veicoli ad Israele.
Msci ha dichiarato di non aver apportato modifiche metodologiche o valutative senza tuttavia giustificare le discrepanze tra i report passati e quelli più recenti all’avanzamento dei conflitti.
Morningstar e le pressioni sulle modifiche
Morningstar sustainalytics, al contrario, ha apertamente riconosciuto le modifiche fatte nell’ambito del conflitto. Tale scelta viene fatta risalire alle pressioni di gruppi come JLens (società d’investimenti filo-israeliana) e alla loro volontà di “allineare i capitali degli investitori ai valori ebraici’’.
Tra il 2020 e il 2022 questi gruppi avrebbero attivamente e apertamente agito per la modifica dei criteri e del linguaggio dei rating relativi al conflitto israelo-palestinese fino all’ottenimento, nel 2024, dell’esclusione di tali criteri dalle valutazioni sui diritti umani di Morningstar.