Chi è Nicola Cattarossi e quale è stato il suo percorso lavorativo?
Nasce in Veneto, ma studia in Friuli-Venezia Giulia presso la facoltà di Economia e Commercio dell’università di Udine.
Finiti gli studi si trasferisce a Milano per intraprendere il suo percorso lavorativo all’interno delle grandi multinazionali meneghine. La sua carriera pluriennale parte nel mondo della consulenza in PricewaterhouseCoopers, per poi intraprendere nuove esperienze in diverse aziende, operando in campi altrettanto differenti.
Improntato sempre verso il campo finanziario, Nicola inizialmente ricopre un ruolo operativo, maturando con gli anni i requisiti adatti per rivestire una posizione sempre più direttiva, fino a raggiungere la figura di responsabile, con la possibilità di dirigere l’intero reparto finanziario. Al momento ricopre il ruolo di Cfo (Chief Financial Officer) per OverIT.
Di cosa si occupa un Cfo?
il Cfo si occupa principalmente di due ambiti di responsabilità. Il primo compito, più tradizionale, consiste nel chiudere il bilancio, pagare le tasse e ricoprire il ruolo di intermediario fra l’azienda e gli enti esterni, quali le banche e gli organi di controllo. Sono necessarie doti organizzative e relazionali, dato il continuo contatto con realtà esterne alla stessa azienda. Il secondo ambito, maggiormente dinamico, riguarda il compito di fornire informazioni che servano a prendere decisioni e trasmettere indicatori di performance per la valutazione dell’andamento economico aziendale. È necessario capire quali possano essere i rischi e le opportunità di business. La dinamicità risiede nell’adeguamento alle sempre più innovative tecnologie che cambiano il modo di operare.
Nella tua lunga carriera hai ricoperto ruoli di prestigio in moltissime aziende e di conseguenza ambienti di lavoro differenti. Quali sono state le differenze più significative che hai riscontrato?
Ho operato in numerose aziende specializzate in differenti campi lavorativi. Ho inizialmente lavorato nel mondo delle consulenze per PricewaterhouseCoopers, passando poi a Kellogg’s che opera nel campo alimentare, più precisamente nell’ambito della prima colazione. Successivamente mi sono spostato in Dell, azienda che si instaura in un ambiente tecnologico. Sono giunto poi in Metronic, nel mondo dei dispositivi biomedicali. Passato a Groupon ho iniziato ad operare nell’e-commerce, per poi giungere nuovamente nel campo della sanità ad Affidea, network di centri diagnostici. Attualmente lavoro per OverIT, un software company che fornisce soluzioni informatiche per le aziende che devono gestire la manutenzione di grandi apparecchiature. La mia forma mentis mi ha sempre guidato a intraprendere un percorso lavorativo dinamico, in cerca di esperienze nuove e che mi spingessero fuori dalla zona di comfort, trasmettendomi così stimoli continui.
Essendo riuscito ad operare in aziende così differenti l’una dall’altra, sia a livello di dimensioni, quanto di mercati, ho avuto la fortuna di aumentare, non solo le mie capacità lavorative, ma anche il mio bagaglio esperienziale. In questi 25 anni ho avuto modo di entrare in contatto con realtà distanti, anche geograficamente. Ho viaggiato dalla Spagna, al Portogallo, dalla Grecia, alla Turchia, alla Polonia, ma non solo, anche a Dubai, Israele, Inghilterra, America, Olanda, Ungheria, Lussemburgo, dove vi era un necessario lavoro di coordinazione con le sedi principali. Il contatto diretto con queste realtà così differenti l’una dall’altra ritengo che sia stato il quid in più che mi ha permesso di amare maggiormente il mio lavoro.
Che impatto ha avuto sulla gestione del tuo lavoro il Covid?
il Covid ha avuto un impatto sia sulla mia persona che sul lavoro, come del resto per tutti. Io come responsabile ho avuto il compito di gestire i miei collaboratori, non solo in qualità di lavoratori, ma anche come persone con le proprie difficoltà e debolezze.
Non ho potuto fare a meno di considerare il loro lato umano e aiutarli in questo cammino difficile. A livello aziendale operavo nel mondo della sanità e di conseguenza il lavoro si complicava ulteriormente. D’altra parte, abbiamo avuto anche un fattore incrementale rilevante data la possibilità di erogare servizi e prodotti medici necessari, quali le mascherine e i tamponi.
Cosa significa per te la parola leadership?
Un leader deve possedere delle determinate caratteristiche che vanno oltre il “semplice” conseguimento del risultato. Deve saper assumersi le responsabilità e avere una propensione al futuro, uno sguardo a lungo termine. Il leader deve tenere in considerazione le persone come tali e non solo come lavoratori, quindi affiancarli e seguirli nel percorso. I valori etici e di integrità sono fondamentali per essere un buon esempio, anche durante la vita privata. Sono necessarie doti comunicative e di delega dei vari compiti così da instaurare un rapporto di fiducia e stima. Il responsabile capisce che l’azienda non è lui, ma tutto l’organo lavorativo e di conseguenza i risultati arrivano da una buona interazione. Inoltre, il leader deve avere la capacità di capire chi sarà in grado di assumere la guida alla conclusione del suo operato. Questo processo di cambiamento è necessario per rimanere al passo con la società che a sua volta è in continua evoluzione.
Che impatto avrà, oggi e nel futuro, la sostenibilità nel tuo lavoro? Negli ultimi anni si parla molto di bilancio e indicatori di sostenibilità, dei livelli di inquinamento delle aziende e dei loro consumi. Le realtà lavorative al giorno d’oggi non possono che adattarsi al cambiamento e a queste esigenze, non solo dei clienti, ma anche dei dipendenti. La sostenibilità è un tema di notevole importanza e questo è un dato che viene confermato anche dalle richieste dei clienti che pretendono una certa attenzione a questa problematica. Non solo, a livello statale ci sono normative che guidano e controllano le aziende da questo punto di vista. Queste a loro volta pretendono lo stesso dai propri fornitori.