News | 14 ottobre 2025, 09:00

Iva e trasparenza per il mercato dell’arte

Una proposta per rilanciare il mercato italiano dell’arte attraverso incentivi fiscali mirati e regole di trasparenza condivise.

Iva e trasparenza per il mercato dell’arte

La riforma dell'IVA sulle opere d'arte può e deve rappresentare una leva strategica per trasformare radicalmente il mercato italiano, coniugando competitività fiscale e trasparenza operativa. Le proiezioni economiche dimostrano che i benefici di questa riforma andrebbero ben oltre la semplice riduzione del carico fiscale, innescando un circolo virtuoso di crescita e modernizzazione del settore.
Le stime elaborate da Nomisma e Intesa San Paolo offrono scenari incoraggianti. Un'aliquota ridotta al 5% produrrebbe entro tre anni un incremento del fatturato di circa 1,5 miliardi di euro, con un impatto economico esteso di 4,2 miliardi. Anche l'adozione di un'aliquota intermedia del 10% garantirebbe risultati significativi: il fatturato salirebbe a 1,3 miliardi con un effetto moltiplicatore di 3,5 miliardi. Questi numeri non rappresentano solo crescita economica, ma potenziale occupazionale, innovazione e rafforzamento del ruolo dell'Italia nel mercato internazionale dell'arte.
La vera innovazione, tuttavia, risiede nella possibilità di legare l'agevolazione fiscale a criteri minimi di trasparenza. Condizionare l'accesso alle aliquote ridotte all'adozione di standard trasparenti - come l'obbligo di esposizione del prezzo e della sua composizione (IVA inclusa o esclusa, eventuali commissioni, costi di trasporto) - significherebbe promuovere un mercato più accessibile e leggibile per operatori, nuovi acquirenti e istituzioni.
Questa strategia affronterebbe direttamente le criticità emerse dal report Artsy. Se il 69% dei collezionisti rinuncia agli acquisti per mancanza di trasparenza, un mercato che garantisce chiarezza sui prezzi e sulle condizioni di vendita potrebbe attrarre non solo questi acquirenti "perduti", ma anche nuovi segmenti di mercato finora esclusi. La trasparenza diventa così un fattore competitivo, non un vincolo burocratico.
L'implementazione pratica potrebbe prevedere diversi livelli di agevolazione. Un'aliquota base ridotta (ad esempio al 10%) per tutte le opere d'arte, con ulteriori riduzioni (fino al 5%) per gli operatori che adottano standard certificati di trasparenza: pubblicazione online dei prezzi, cataloghi con informazioni complete sulle opere, politiche commerciali chiare e accessibili. Questo sistema premierebbe la qualità e l'apertura del servizio, incentivando una competizione virtuosa tra gli operatori.
La digitalizzazione gioca un ruolo cruciale in questa trasformazione. Le piattaforme online potrebbero diventare strumenti di certificazione della trasparenza, offrendo agli operatori che rispettano determinati standard maggiore visibilità e ai clienti garanzie sulla correttezza delle informazioni. Il dato Artsy secondo cui le opere con prezzo visibile online hanno probabilità di vendita sei volte superiori dovrebbe spingere gli operatori a considerare la trasparenza come investimento, non come costo.
La riforma dovrebbe inoltre considerare la specificità culturale dell'arte, riconoscendone il valore sociale e identitario. Non si tratta di assimilare le opere d'arte ai beni di lusso, ma di riconoscere la natura duplice delle creazioni artistiche: beni culturali con funzione sociale e beni economici che generano valore e occupazione. La fiscalità diventa così strumento di politica culturale, non solo economica.
Gli effetti positivi si estenderebbero all'intero ecosistema artistico. Gallerie più competitive, collezionisti più attivi, artisti con maggiori opportunità di mercato, istituzioni culturali con partner privati più solidi. La trasparenza faciliterebbe anche il lavoro degli esperti, dei critici e dei ricercatori, contribuendo a una migliore documentazione e valorizzazione del patrimonio artistico.
L'allineamento dell'Italia agli standard europei non rappresenterebbe solo un adeguamento tecnico, ma una scelta strategica a favore della crescita e della centralità culturale del nostro Paese. In un momento storico in cui si invoca un'arte più aperta e sostenibile, la combinazione di incentivi fiscali e trasparenza può trasformare il mercato dell'arte italiano in un modello di riferimento internazionale, valorizzando finalmente il nostro straordinario patrimonio artistico attraverso un mercato moderno, competitivo e accessibile.

Andrea Nano