Con 61 spettacoli e ben 244 repliche in 19 spazi performativi, la settima edizione del Fringe Milano Off International Festival avvolge la città di Milano col fascino storico di un festival nato a Edimburgo nel 1947, nel dopoguerra, e diffuso oggi in tutto il mondo con oltre 250 eventi annuali in paesi come Australia, Stati Uniti, Canada e in Europa a Praga, Stoccolma, Tessalonica, Istanbul e, in Italia, a Milano e Catania.
Una celebrazione delle arti performative con artisti e compagnie professioniste provenienti da tutta Italia e dall’estero, che mettono in scena spettacoli di grande diversità di genere e stile, sensibilizzando lo spettatore e toccando tematiche di ogni tipo.
Fatto in diverse lingue, l’International Fringe Festival Milano Off, in città fino al 12 ottobre, da giovedì a domenica per due settimane, parla in un solo linguaggio: quello universale dell’arte, quello intramontabile del teatro.
Per approfondire di più, abbiamo intervistato i loro padri fondatori nonché direttori in Italia, Francesca Vitale e Renato Lombardo, presso il loro quartier generale, il Milano Village Off, in sede quest’anno al Mercato Isola Milano.
Ciao Francesca, cos’è l’International Fringe Festival e come, quando è nata l’idea di fare il Fringe in Italia?
"Letteralmente vuol dire Festival delle Arti Performative Indipendenti, perché nacque a Edimburgo settant’anni fa per dare spazio a compagnie piccole, non finanziate, che volevano esprimere la loro creatività.
Il nostro Fringe è nato nel 2016 chiamandosi Milano Off Isola Festival, perché era concentrato soltanto sul quartiere Isola. Finché è entrato nella World Fringe Community, adottando successivamente l’attuale denominazione Fringe Milano Off International Festival.
La scintilla è nata frequentando per vent’anni il Festival di Avignone in Francia, conosciuto come Avignon Off, un Fringe a tutti gli effetti.
Vivendo e imparando dall’energia intorno al festival, e occupandoci da sempre di spettacolo e artisti, ci siamo detti: “Facciamolo anche noi”. Così è iniziato."
Qual è il principale obiettivo o la missione del Fringe Italia Off?
"Gli obiettivi sono due.
Il primo riguarda gli artisti: offrire loro una dimensione globale e internazionale che possa coltivare valori quali la solidarietà.
Nel nostro festival gli artisti si supportano tra loro sia nella tecnica che nella promozione, assistono agli spettacoli dei colleghi confrontandosi anche con un mercato internazionale.
Infatti, la nostra partnership con altri Fringe nel mondo — come Tessalonica, Stoccolma, Hollywood, Praga e molti altri — ha come obiettivo quello di dare agli artisti l’opportunità di misurarsi con altre culture ed essere inseriti nel mercato internazionale.
Il secondo obiettivo riguarda lo spettatore: portare a teatro chi non conosce il teatro o chi ne è riluttante è la nostra missione.
Il Fringe è diverso: è il teatro a portata di mano, fatto con semplicità, senza perdere la qualità performativa.
Realizzato in spazi diversi tra loro, sparsi per tutta la città — non solo nei teatri, come consuetudine.
Questo avviene sia al Fringe Milano Off che al Fringe Catania Off, che si terrà prossimamente dal 22 settembre al 26 ottobre."
Sappiamo le difficoltà del settore teatrale. In quest’ottica, come vi organizzate economicamente? Gli attori e le maestranze vengono remunerati?
"Il Fringe Festival ha come caratteristica tipica che le compagnie ricevano il sostegno economico dalla biglietteria, dai biglietti venduti, e questo accade in tutti i Fringe del mondo.
Il concetto è che il Fringe è una vetrina e l’artista deve sapersi conquistare il suo pubblico, anche mediante la comunicazione e la promozione nel mondo virtuale.
La sostenibilità di un Fringe dipende dall’attività degli artisti per promuovere sé stessi e da quella degli spazi partner che ospitano gli spettacoli.
Noi, come Festival, naturalmente utilizziamo tutti i fondi che otteniamo partecipando a bandi per supportarli con stampa, pubblicità, affissioni e tutto ciò che può agevolare il Fringe.
Questi sono i tre livelli su cui si fonda la sostenibilità del Fringe."
Per cui avete dei patrocini, ovviamente…
"Abbiamo il sostegno del Comune di Milano, avendo vinto il bando Milano Evviva.
Abbiamo soprattutto il sostegno della SIAE, e su questo ci tengo molto a ringraziare il direttore generale per il suo supporto per il secondo anno consecutivo.
Abbiamo avuto anche una Fondazione di Comunità che ci ha supportato acquistando i biglietti per gli studenti che assistevano agli spettacoli dopo un percorso di formazione.
Ciò significa supportare il Festival e gli artisti in modo concreto."
Chi vuole supportare il Fringe come può fare?
"Abbiamo la possibilità di essere contattati tramite mail: basta scriverci a direzione@fringeitaliaoff.com.
Siamo anche sui social come Fringe Italia e Fringe Milano Off.
Andate sul nostro sito www.milanooff.com, dove potete trovare tutte le informazioni sui 60 spettacoli del Fringe.
Un festival come il nostro ha bisogno estremo di supporto.
C’è anche la possibilità di sostenerci tramite la piattaforma Art Bonus, dove siamo presenti anche noi.
Art Bonus è una piattaforma creata dal governo per supportare gli artisti attraverso un credito d’imposta a favore di imprese e privati tramite donazione.
Chi effettua una donazione al Fringe Festival tramite questa piattaforma ottiene importanti benefici fiscali sotto forma di credito d’imposta — nello specifico, il 65% da spalmare in tre anni — un bel risparmio."
Per quanto riguarda attori e compagnie professioniste che vogliono aderire al Fringe Festival, come devono fare?
"Il Fringe Festival, tengo a precisare, è un festival di artisti emergenti e compagnie indipendenti, ma tutti professionisti.
C’è un bando che esce tra dicembre e gennaio e pubblichiamo la notizia del bando attivo sempre sui nostri canali social e sul nostro sito internet."
So che premiate i partecipanti. In cosa consistono questi premi?
"I premi sono vari, perché dipendono dalle partnership che abbiamo realizzato con tutti gli altri festival.
Ciascuno di questi festival offre qualcosa: ad esempio, i festival esteri offrono la possibilità di ospitare gli spettacoli a costo zero — un bel premio, visto che spesso nei Fringe esteri si paga per aderire al festival.
In Italia, i partner possono offrire un cachet minimo garantito o una residenza.
È tutto un work in progress, perché continuiamo a creare nuovi partner ogni giorno.
I premi sono consultabili sempre sul nostro sito, costantemente aggiornato."
Ciao Renato, credi che l’intelligenza artificiale possa sostituire i protagonisti del mondo del teatro?
"L’intelligenza sostituire? No, assolutamente no.
Viviamo in un’era in cui la tecnologia è essenziale per lo sviluppo di qualsiasi sistema, ma l’unico sistema che non sarà sostituibile è proprio l’arte dal vivo.
L’intelligenza artificiale non potrà mai intervenire su un attore in scena, che non ha microfoni, autotune o effetti speciali.
Le arti performative credo siano l’unica cosa che resterà immune all’intelligenza artificiale.
Può però aiutare lo sviluppo della comprensione del teatro a livello internazionale: speriamo che in futuro si sviluppino applicazioni in grado di tradurre simultaneamente le lingue, così che chi parla italiano o qualunque lingua possa essere compreso in tempo reale dallo spettatore di ogni parte del mondo."
Per entrambi: se poteste migliorare il settore teatrale e le condizioni dei lavoratori con partita IVA — attori, maestranze, organizzatori — cosa fareste o cambiereste?
Francesca: "Io, in primis, amplierei il nostro staff e prenderei tantissimi lavoratori a partita IVA, ma anche con contratti di assunzione. Tutto dipende da quanto il mondo esterno, quindi gli stakeholder, decideranno di finanziare un progetto che veramente merita."
Renato: "Io la penso in modo più sistemico e governativo.
L’Italia, rispetto alla media europea, spende in cultura lo 0,4% del PIL, una media inferiore rispetto a Francia o Svezia, che ne dedicano ben altri valori.
In questi paesi la cultura viene considerata come FIL, cioè Felicità Interna Lorda, un parametro abbinato al PIL che va sostenuto.
Ogni artista ha un momento di creazione che deve essere supportato con un reddito, come accade in tanti paesi europei.
Il periodo di creazione di un artista deve essere sostenuto dal governo: è giusto che ne abbia un introito anche durante la fase di elaborazione dell’opera, non solo quando va in scena.
In certi paesi europei l’artista ha un reddito minimo garantito, simile a un reddito di cittadinanza.
In Francia, per esempio, il minimo è di 1.270 € mensili; se un artista a fine anno non raggiunge tale cifra, il governo paga la differenza.
Un sistema che auguro possa essere messo a regime anche sul nostro territorio, considerando l’artista un valore immateriale della nostra società che va curato e preservato."
Come vedete il futuro del Fringe in Italia?
Francesca: "Il Fringe del futuro lo vedo come oggi, ma con più solidità e più partnership internazionali.
Tanti progetti speciali vengono realizzati. Quest’anno, all’interno del Fringe, abbiamo inserito il progetto “Fringe e Sport”: nel 2026 Milano ospiterà le Olimpiadi Invernali, quindi ci saranno anche le Olimpiadi Culturali — un’occasione per includere lo sport nelle arti performative.
Il futuro del Fringe, che è già di per sé inclusivo e trasversale, lo vedo come un contenitore in crescita di progetti e novità."
Renato: "Il Fringe del futuro lo vedo come un museo botanico.
Abbiamo pensato di creare una “terra” fertile, pronta ad accogliere qualsiasi seme che contenga in sé la potenzialità della novità e possa crescere in una pianta rigogliosa.
Oggi, tra il Fringe Italia, Svezia e Norvegia c’è un ponte, così come tra tutti i Fringe del mondo: uno stesso modello che si replica e si allarga a macchia d’olio, diventando anche un modello di marketing territoriale delle città che lo ospitano.
Non tutte le città sono pronte a ospitare un Fringe, perché la prima cosa è renderle adeguate.
Le città che ospitano un Fringe sono meno di 300 nel mondo, un numero ancora basso, ma nessuno si è mai fermato."
Fringe World?
Renato: "Fringe World è l’idea che da qualche tempo stiamo portando avanti con la collaborazione dei nostri partner, mettendo assieme tutti i Fringe del mondo.
Come la World Music di Peter Gabriel negli anni ’80 e ’90: unirsi tramite la cultura in un linguaggio universale, senza guerre o paure dell’ignoto, farà la differenza nel World Theater."
Prossimo appuntamento?
Renato: "A Catania, per la quarta edizione del Fringe Catania Off, che si terrà nelle ultime due settimane di ottobre.
Poi, a novembre, ci sarà la rassegna Palco Off, che debutterà con Baccalà Clown, Arturo Brachetti e quattro produzioni scelte dal Fringe 2024.
In scena da novembre ad aprile, come parte della cerniera tra le annualità del Fringe e come lancio del Fringe Italia 2026.
Ci siamo candidati per ospitare il Congress del World Fringe in Italia: speriamo bene."
In bocca al lupo e grazie per ciò che fate.