In un Paese che ama definirsi la culla della creatività, dell’artigianato e del lavoro ben fatto, c’è una grande contraddizione che resiste da anni e sembra peggiorare col tempo: gli artigiani e i lavoratori autonomi con Partita IVA, ovvero coloro che ogni giorno fanno esistere il “Made in Italy”, sono tra i più dimenticati e maltrattati dallo Stato.
Sono elettricisti, falegnami, restauratori, parrucchieri, pasticceri, ma anche grafici, fotografi, traduttori, consulenti, programmatori, estetiste, videomaker e mille altre professionalità che operano con competenza e passione. Alcuni portano avanti imprese familiari nate decenni fa, altri si reinventano ogni giorno in un mondo del lavoro sempre più precario. Eppure, nonostante siano milioni, sono ancora invisibili nel dibattito pubblico, nelle scelte legislative, nelle priorità della politica.
La quotidianità sembra fatta solo di ostacoli. Per aprire una Partita IVA in Italia servono pochi minuti. Ma mantenerla, farla crescere e sopravvivere diventa una corsa a ostacoli che spesso scoraggia anche i più motivati. Il carico fiscale è sproporzionato rispetto ai guadagni reali: spesso, tra tasse, contributi, acconti e spese professionali, si arriva a perdere oltre il 60% del fatturato. Non esiste una vera progressività contributiva, e molti si trovano costretti a lavorare anche quando stanno male, perché non hanno accesso a malattia retribuita, maternità decorosa o ammortizzatori sociali strutturati. E se un cliente non paga, il danno non è solo economico: è emotivo, operativo, esistenziale. A questo si aggiunge una burocrazia opprimente, spesso incoerente e costantemente aggiornata da circolari che cambiano a seconda del governo in carica. Le scadenze fiscali sembrano pensate per chi ha un ufficio legale a disposizione, non per chi lavora da solo o con un piccolo team. Ogni errore si paga caro, anche se in buona fede.
La pandemia ha solo accentuato un problema già evidente da tempo. Dal 2008 al 2024, in Italia hanno chiuso oltre 500.000 attività artigiane e microimprese individuali. Le cause? Crisi economiche a catena, mancanza di sostegno strutturale, un mercato sempre più dominato da grandi catene, e una digitalizzazione che, se da un lato è una risorsa, dall’altro ha ampliato il divario tra chi ha gli strumenti per affrontarla e chi no.
Il paradosso è evidente: tutti parlano di valorizzare l’artigianato, la creatività, il lavoro flessibile e dinamico, ma non esiste un piano serio per tutelare chi quel lavoro lo svolge davvero.
Le Partite IVA non chiedono privilegi. Chiedono rispetto. Chiedono di non essere trattate come evasori per default, di avere diritti minimi quando si ammalano o diventano genitori, di non essere strangolate da anticipi e aliquote insostenibili.
Molti artigiani tramandano saperi che si stanno perdendo. Lavorano nei piccoli borghi, tengono vive le periferie, danno dignità a mestieri che altrove sono spariti. Sono l’anima del tessuto produttivo italiano. Eppure, continuano ad essere ignorati nelle leggi di bilancio, esclusi dalle misure strutturali e citati solo come slogan da chi non ha mai realmente ascoltato le loro voci. Cosa serve davvero? Serve un cambio di passo netto. Non bastano bonus una tantum o campagne di storytelling. Servono: una riforma fiscale equa e sostenibile, con aliquote compatibili con i redditi reali; tutele sociali minime garantite, come la malattia, la maternità e la disoccupazione; una semplificazione radicale della burocrazia per aprire, gestire e chiudere una Partita IVA senza passare anni in un limbo amministrativo; accesso a formazione, finanziamenti e reti di supporto, che permettano a chi lavora da solo di non sentirsi isolato.
In un Paese che celebra l’“eccellenza” ad ogni angolo, è tempo di riconoscere che l’eccellenza non sta solo nei grandi numeri, ma nella qualità del lavoro quotidiano, silenzioso e spesso precario, portato avanti da milioni di lavoratrici e lavoratori autonomi.
Restituire dignità e voce agli artigiani e alle Partite IVA non è solo una questione economica.
È una questione di giustizia.
News | 08 agosto 2025, 09:00
Gli invisibili del Made in Italy: artigiani e Partite IVA, la spina dorsale dimenticata del Paese
Mentre la politica si concentra su bonus temporanei e campagne mediatiche, milioni di professionisti autonomi lottano ogni giorno per sopravvivere tra burocrazia, incertezze e totale assenza di tutele. Ma senza di loro, l’Italia si ferma.
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