Estate foriera di opportunità di lavoro. Dalle attività in proprio ai lavori stagionali che impegnano – nei casi più ampi - da giugno a settembre. Le opportunità di lavoro sono molte e diverse durante la bella stagione. Dalle località di mare a quelle di montagna, dai ristoranti ai locali sulla spiaggia. Un periodo di tempo ristretto nei tre/quattro mesi più caldi in cui molti si avvicinano al lavoro, spesso in maniera poco preparata.
Tra le tante domande che i lavoratori dell’estate si chiedono vi è quella relativa al guadagno minimo che prevede l’impegno di aprire una Partita IVA.
Trattandosi – nel caso specifico – di un periodo ridotto di impegno lavorativo, è difficile che i lavoratori dell’estate si domandino se il lavoro potrà avere un seguito, un’evoluzione nel tempo per trasformarsi in un lavoro da poter svolgere tutto l’anno.
Ecco perché spesso accade che venga rimandata l’apertura della Partita IVA ad un momento in cui i guadagni si rivelino meglio remunerati.
Sovente si ritiene che la Partita IVA debba prevedere un tetto minimo di guadagno. Nulla di più errato.
L’apertura è totalmente indipendente da tale dato. Il reddito della propria attività non è affatto determinante. Piuttosto, ha valore la tipologia di attività che viene svolta.
Ad esempio; se questa viene articolata in modo continuo e regolare, vi è l’obbligo di aprire la Partita IVA. Non importa la quantità di guadagno.
Non è così se l’attività è ridotta ad un periodo ed è occasionale. Nessun limite, quindi, a parte la tipologia del lavoro.
E’ importante sapere che i rischi sono sempre dietro l’angolo. Il fatto di non aprire la Partita IVA quando è obbligatorio può rivelarsi pericoloso. Infatti, soprattutto negli ultimi anni, i controlli dell’Agenzia delle Entrate sono diventati più serrati e severi. L’attenzione dell’ente si concentra, altresì, sulle innumerevoli offerte che vengono lanciate su internet e sui vari social network, più presenti nei mesi antecedenti l’estate. Controlli fitti ed incrociati, quindi, a cui è sempre più difficile scampare.
Tornando al valore degli incassi, per il lavoratore autonomo– dal freelance al libero professionista - il pagamento dell’IVA è proporzionato e conteggiato in base al fatturato. Per mantenere una Partita IVA, dunque, non è necessario un guadagno minimo.
Per la categoria degli imprenditori e artigiani, la situazione cambia risposta e richiede un approfondimento cui verrà dedicato uno spazio specifico.
Basti pensare che – diversamente dai lavori autonomi, gli imprenditori devono sostenere spese fisse con conseguente dovere di pagare contributi ben definiti, dall’INAIL aiContributi INPS fino al diritto camerale. È possibile richiedere sconti dei contributi INPS e rivalutare il proprio lavoro.
Di fronte ad ogni opportunità, rivolgersi ad un commercialista professionista è sempre auspicabile per scongiurare passi sbagliati.