È bastata un’ordinanza del 12 giugno perché la partita più calda del risiko bancario italiano slittasse di un mese. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di Banco BPM e confermato la sospensione di trenta giorni già disposta dalla Consob sull’offerta pubblica di scambio lanciata da UniCredit.
La scadenza originaria del 23 giugno trasloca così al 23 luglio, con riapertura del periodo d’adesione il 23 giugno.
Per Andrea Orcel il rinvio è ossigeno: il numero uno di Piazza Gae Aulenti potrà negoziare con Palazzo Chigi i paletti del golden power – niente tagli di filiali, obbligo di mantenere i BTP in portafoglio – senza dover inseguire il cronometro di Borsa. Se il governo ammorbidisse le condizioni, l’OPS da dieci miliardi tornerebbe in carreggiata; altrimenti, ha avvertito lo stesso Orcel, la probabilità di arrivare in fondo resta al 20 %.
È solo tattica o un avviso di resa? La domanda aleggia tra analisti e investitori. Non è un mistero che UniCredit consideri troppo stringenti alcune delle condizioni imposte da Roma: senza un allentamento, la fattibilità industriale dell’operazione verrebbe meno. Tuttavia, un dietrofront completo comporterebbe un costo reputazionale anche per UniCredit.
Sul versante opposto Giuseppe Castagna denuncia un “danno reputazionale” e la paralisi operativa che deriverebbe da un mese di limbo.
Eppure i giudici hanno parlato di pregiudizio «non grave né irreparabile», respingendo la richiesta d’urgenza della banca milanese. Ma quali saranno gli effetti sul quotidiano di Banco BPM? Non è escluso che, in questo mese sospeso, l’istituto debba fronteggiare maggiori pressioni da parte di investitori e clienti in cerca di certezze.
In Borsa l’effetto è la volatilità: il titolo Banco BPM scambia sopra il valore implicito dell’offerta, segno che gli investitori scommettono su un rilancio o su un’uscita di scena rapida.
Gli analisti ricordano che l’incertezza pesa più del prezzo e molti fondi, intanto, limano l’esposizione in attesa di segnali più chiari. I volumi di scambio degli ultimi giorni lo confermano: il mercato preferisce muoversi con prudenza.
Poi c’è il calendario istituzionale: il 9 luglio il Tar si pronuncerà sul ricorso di UniCredit contro i vincoli del golden power; lì potrebbe decidersi il destino dell’intera partita.
Se Roma non arretrerà, UniCredit potrà davvero permettersi di ritirare l’offerta a poche settimane dalla scadenza? E Banco BPM, senza pretendenti dichiarati, avrà alternative credibili? Gli scenari sul tavolo sono diversi, ma nessuno garantisce un esito lineare.
Intanto cresce la curiosità anche tra i piccoli azionisti e nel mondo bancario: si arriverà davvero a una nuova grande aggregazione o il risiko si sgonfierà ancora una volta sul finale?
Morale provvisoria: la sospensione non assegna punti, ma rinvia il verdetto. Da oggi ogni giorno è un set point fra governo, mercato e due amministratori delegati che non vogliono cedere.
Chi sfrutterà meglio questo tempo congelato: chi ha chiesto la pausa o chi l’ha subita? Le prossime settimane promettono colpi di scena.