News | 12 giugno 2025, 12:00

Tastiere, cavi e spinotti: le fashion collezioni del futuro

Ludovica Cirillo, giovane architetto che sostiene l’ambiente

Come molti ragazzi degli anni 90, Ludovica Cirillo, è cresciuta nell’era dei computer. A 15 anni era affezionata ad un paio di cuffiette, finite abbandonate nel cassetto di casa, insieme ad altri cavi ed adattatori. Ogni elemento aveva una sua estetica geometrica e una storia da raccontare. Il fascino per le forme e per le possibili infinite combinazioni di abbinamento hanno spinto l’architetto Ludovica Cirillo a creare una linea di gioielli eco-tech. Il cassetto  da bambina, pieno di componenti elettronici, si è trasformato negli anni in un laboratorio, dove inizia l'intervista.

Come nasce l’idea di dar vita a una collezione di gioielli eco-tech?
Un giorno ho preso tutto quel materiale destinato al bidone e ho pensato: “Perché non dargli un’altra vita?” Così ho iniziato a sperimentare, unendo il mio amore per la tecnologia e la creatività, e byLUDO è nata proprio da quel primo cassetto ricco di “tesori” elettronici.

Quali principi La guidano oggi quando crea i suoi “eco-tech bijoux”?
Il marchio si fonda su un principio guida: trasformare i rifiuti in opere d'arte, ispirandosi alla filosofia secondo cui "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma." L'obiettivo è quello di dare nuova vita ai materiali tecnologici scartati, reinterpretandoli come pezzi artistici e funzionali da indossare. In questo modo, si contribuisce a una moda più circolare e sostenibile, riducendo l'impatto ambientale. L'approccio del brand è fortemente legato al riutilizzo creativo della tecnologia. Elementi elettronici dismessi come cavi, circuiti e altri componenti vengono trasformati in gioielli unici, offrendo un nuovo significato ai materiali destinati allo scarto e riducendo il volume dei rifiuti elettronici. Ogni pezzo diventa un’opera che fonde competenze artigianali e un profondo impegno per la sostenibilità.

Com’è stato ricevere la notizia della finale ai Green Product Awards 2025 nella categoria “Fashion”?
È stato un mix di emozioni: sapere che una giuria internazionale, attenta all’innovazione e alla sostenibilità, avesse riconosciuto byLUDO mi ha dato conferma che la mia visione può davvero fare la differenza. Mi sono sentita spronata a continuare con ancora più passione nonostante le difficoltà. Ricevere questo premio a Berlino ha avuto un significato speciale per me. Il premio mi ha dato la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio di appassionati di eco-design e fashion consapevole.

Può descrivere il processo che porta un componente elettronico a diventare un bijoux?
Tutto inizia dalla raccolta, il recupero componenti tramite passa parola, da centri di raccolta e rottami elettronici. Poi ovviamente c’e un passaggio di pulizia ma il passaggio che ritengo sia il più interessante è la selezione dei materiale e la fase progettuale.
L'ispirazione principale delle mie collezioni nasce dai materiali stessi, dai pezzi elettronici che ho a disposizione e dalle proprietà intrinseche di ogni elemento. Durante la mia ricerca, ho esplorato vari modi per riciclare e reinterpretare componenti di tastiere e altri scarti elettronici. Spesso non ci rendiamo conto della complessità dei dispositivi elettronici che usiamo quotidianamente e di quanti materiali al loro interno possano essere trasformati e rivitalizzati. L’idea progettuale alla base delle creazioni artistiche di byLUDO deriva dallo studio approfondito delle qualità dei materiali e dalla loro rielaborazione giocosa in oggetti da indossare, reinventando ogni componente per dargli nuova vita e significato.

Che impatto pensa abbia byLUDO in termini di sensibilizzazione sull’e-waste e sostenibilità?
E-Waste è il flusso di rifiuti in più rapida crescita al mondo. Nel 2022 abbiamo prodotto 62 milioni di tonnellate di rifiuti RAEE. Solo il 22% viene riciclato in modo formale, il resto rappresenta un rischio per l’ambiente e la salute.  ByLUDO trasforma l’elettronica scartata in arte da indossare per sfidare la cultura dell’usa e e getta e per dare una seconda vita ai rifiuti elettronici. Ogni bijoux diventa un piccolo strumento di divulgazione: chi lo indossa e chi lo osserva scoprono che anche un oggetto tecnologico obsoleto può rinascere con un’anima nuova.

Come ha influito la Sua esperienza professionale in Giappone (Kengo Kuma) sul design e la cultura del tuo marchio?
Lavorare nello studio di Kengo Kuma a Tokyo mi ha insegnato a guardare al rapporto tra tecniche tradizionali e forme moderne. Ho imparato a pensare i bijoux ecotech non solo come ornamento, ma come elemento inserito in un contesto più ampio, in dialogo con chi lo indossa e con chi li osserva. In Giappone mi sono ispirata profondamente alle tradizioni locali, reinterpretandole con materiali moderni per dare loro nuova vita. La collezione "Mottainai" dimostra come le tradizioni possano evolvere in forme contemporanee e sostenibili, creando pezzi che uniscono cultura e innovazione.

Quali sono i Suoi piani per byLUDO nei prossimi anni?
Il mio progetto futuro punta a sensibilizzare il pubblico sull'inquinamento tecnologico e, al contempo, a costruire una community internazionale di "ecotechers" uniti dai valori della diversità e dalla passione per la creazione di gioielli sperimentali e sostenibili. Continuare ad avviare nuove collaborazioni, per sviluppare progetti con altre start-up, fashion brands e istituzioni pubbliche e soprattutto facendo formazione, organizzare workshop didattici su upcycling e responsabilità ambientale. Al tempo stesso vorrei anche puntare a potenziare l’e-commerce e la presenza del brand in concept store selezionati nelle capitali europee ed internazionali. https://www.byludo.com/shop

Qual è stato il momento più difficile nella crescita del brand e come lo ha superato?
Il vero scoglio non è stato trovare le materie prime, ma individuare laboratori d’artigianato disposti a rivedere i propri processi per adattarsi al modello di upcycling. Alcuni fornitori tradizionali non erano attrezzati per gestire componenti così eterogenei: quindi c’e voluto molto lavoro di progettazione e prototipazione con un laboratorio artigianale di Roma per sviluppare dei sistemi di montaggio, e poi vengono finalizzati da me in persona. Non tutte le tastiere sono uguali e non tutti i testi hanno gli stessi attacchi proprio perché sono riciclati, questo rende ogni pezzo unico ma ovviamente più complesso il processo di produzione.

Che consiglio darebbe ai giovani designer o artigiani che vogliono trasformare una passione in un progetto imprenditoriale sostenibile?
Inizia subito, anche con un prototipo semplice: la pratica è insostituibile. Bilancia creatività e pianificazione: studia costi, materiali e possibili fornitori green. E soprattutto, crea relazioni: frequenta fiere, laboratori e community; il confronto e la collaborazione sono motori fondamentali per crescere. Per questo motivo mi sono unita ad un collettivo Romano, il Collettivo Moda Consapevole che crea un support network tra brands e realtà di diversa natura, come sartorie sociali e club di swappers per creare eventi insieme e condividere la rete.

Stefano Farinetti