Diventare madre per una donna dovrebbe rappresentare un momento speciale della vita così come essere padre per un uomo. Avere un lavoro senza dover rinunciare alla genitorialità, senza doversi fermare dinanzi alla sconcertante scelta tra carriera lavorativa e maternità e/o paternità, dovrebbe essere un diritto garantito a ogni cittadino in una società civile. Al di là dei salari bassi, del carovita, della diminuzione del potere d’acquisto e delle condizioni economiche e sociali, questi sono fattori determinanti nella scelta di diventare genitore.
La differenza sostanziale persiste nel fatto che sia ancora la donna a risultare la parte più penalizzata e vulnerabile, colei che, nel processo di diventare madre, è spesso costretta a rinunciare al lavoro, alla carriera, e a qualsiasi identità che non sia quella di madre. Le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e lo squilibrio nella distribuzione dei carichi di cura a sfavore delle donne hanno portato oggi a un divario occupazionale tra uomini e donne con almeno un figlio minore pari a quasi 29 punti percentuali.
L'Analisi
Partendo dal presupposto che su 146 paesi nel mondo, Italia si trova al 95°esimo posto sul dato del gender gap retributivo, i dati sul divario salariale a sfavore delle donne aumentano ancora di più quando queste decidono di mettere al mondo un figlio. Secondo il Rapporto Save the Children, solo il 63% delle mamme con almeno un figlio minorenne lavora rispetto al 91% dei papà. Il 77,8% degli uomini senza figli è occupato, ma la percentuale sale al 91,5% tra i padri. Per le donne la situazione è molto diversa, poiché lavora il 68,9% tra quelle senza figli, ma la quota scende al 62,3% tra le madri. Il 20% delle donne, infatti, smette di lavorare dopo essere diventata madre, spesso a causa dell’assenza di servizi per la prima infanzia, della mancanza di condivisione dei compiti di cura nelle famiglie, che rendono inconciliabile lavoro e vita familiare, all’organizzazione del lavoro o a scelte del datore di lavoro.
All’interno di questa percentuale, sono le mamme single a incontrare le maggiori difficoltà: i dati indicano che il 43,1% delle madri senza partner in Italia è a rischio povertà. Emerge inoltre una netta frattura tra Nord e Mezzogiorno, con un tasso di occupazione delle madri senza legami sentimentali tra i 25 e i 54 anni che supera l’83% al Nord, mentre nel Mezzogiorno non va oltre il 45,2%. Nel Centro si registra una crescita più contenuta, ma comunque positiva.
Per quanto riguarda le madri lavoratrici autonome, secondo un’indagine condotta dalla tech company Fiscozen su oltre 1.100 madri libere professioniste, emerge che, in un contesto segnato da incertezza economica e carenza di supporti, sei madri su dieci scelgono di lavorare con Partita IVA spinte dal desiderio di una maggiore libertà nella gestione del lavoro e della vita privata. Tuttavia, la maggior parte di loro si trova a dover affrontare difficoltà economiche legate ai periodi di pausa o di rallentamento dell’attività.
Gli imprevisti familiari, come una malattia o la chiusura della scuola, in assenza di tutele formali, la difficoltà di gestire tempi e carichi di lavoro in modo sostenibile, così come il mantenere concentrazione e produttività lavorando con i bambini in casa, e il dover constatare che il proprio lavoro non è sempre riconosciuto come tale, sono tutti fattori penalizzanti per le mamme titolari di Partita IVA.
Il Punto
Difronte a una crisi demografica in atto, con una natalità ai minimi storici, in Italia, il 2024 ha registrato un nuovo record negativo delle nascite con soli 370.000 nuovi nati, una flessione del 2,6% rispetto all'anno precedente. Occorrono politiche strutturali, integrate e durature che garantiscano risorse e strumenti per sostenere le famiglie nella cura dei figli e nella conciliazione tra vita privata e professionale, sia da parte dello stato che mediante i sistemi Welfare delle impresse in materia. Andare a valle, alla radice del problema determinerebbe un cambiamento economico e sociale che permetterebbe far tornare la possibilità di diventare madri e padri in serenità alla nuova generazione d’italiani. Ridurre il Gender Gap e adottare misure che possano sostenere anche i giovani ad avere un futuro migliore è un dovere sociale, politico ed economico.
Nota
“Una madre è colei che può sostituire il posto di tutti gli altri, ma il cui posto nessuno può sostituire” (Gaspard Mermillod) Auguri mamme!