Oggi giorno gestire un e-commerce non vuol dire solo vendere prodotti online, ma anche muoversi correttamente tra le regole fiscali, soprattutto quando si parla di IVA. La corretta applicazione dell’imposta cambia a seconda della tipologia di cliente (privato o azienda) e della sua localizzazione (Italia, Unione Europea o Paesi extra-UE).
E’ importante sapere come orientarsi e quali accorgimenti adottare per evitare errori.
In caso di vendite online in Italia deve essere applicata l’IVA seguendo le regole nazionali, sia per privati sia per imprese.
Se un brand vende un prodotto online ad un cliente privato deve applicare l’IVA ordinaria (attualmente al 22%) e rilasciare regolare fattura.
Nel commercio elettronico è fondamentale che i prezzi sul sito siano già comprensivi di IVA, per garantire trasparenza e conformità normativa.
Quando le vendite avvengono nei confronti di clienti residenti in altri paesi dell’Unione Europea, le regole si differenziano nettamente tra vendite a privati (B2C) e vendite ad aziende (B2B).
Dal 1° luglio 2021 è in vigore il regime OSS (One Stop Shop), pensato proprio per semplificare la gestione dell’IVA nei rapporti con i consumatori europei. Se vendi a privati residenti in Francia, Germania o altri paesi UE, dovrai applicare l’aliquota IVA prevista dal paese di destinazione, non quella italiana.
Grazie al sistema OSS potrai versare tutta l’IVA estera in un’unica dichiarazione periodica all’Agenzia delle Entrate italiana, evitando di aprire una posizione IVA in ogni singolo stato UE.
Se il cliente è un’impresa registrata al VIES (registro europeo delle partite IVA), si applica la regola del reverse charge (inversione contabile): non si addebita l’IVA in fattura, ma si indica l’operazione come non imponibile.
Le vendite verso clienti situati fuori dall’Unione Europea (come Stati Uniti, Regno Unito, Svizzera) sono considerate non imponibili IVA ai sensi dell’art. 8 del DPR 633/72. Significa che il cliente non vedrà l’IVA in fattura, ma dovrà spesso affrontare dazi doganali e imposte locali al momento della consegna.
Dal 1° luglio 2022 è scattato l’obbligo di fatturazione elettronica anche per le vendite a privati consumatori (B2C) effettuate tramite e-commerce, salvo esonero per chi si trova ancora in regime forfettario con ricavi sotto i 25.000 euro.
In altre parole, anche se il cliente non richiede la fattura, l’operatore del commercio elettronico dovrà comunque emettere regolare fattura elettronica e inviarla al Sistema di Interscambio (SDI).
Un aspetto spesso sottovalutato da chi apre un negozio online è proprio il controllo periodico della conformità fiscale dell’e-commerce. Non basta emettere fatture: è importante verificare che tutto il sistema sia correttamente impostato. Come capirlo
Ecco alcuni segnali utili:
• l’IVA applicata sugli ordini varia correttamente in base al paese di destinazione (Italia, UE, Extra-UE);
• le fatture elettroniche vengono emesse e trasmesse puntualmente al Sistema di Interscambio (SDI);
• in caso di vendite B2B verso l’UE, viene applicato correttamente il reverse charge solo se il cliente è registrato al VIES;
• per le vendite B2C nei paesi UE, l’e-commerce gestisce l’IVA estera attraverso l’OSS (se superata la soglia di 10.000 euro);
• vengono archiviate e conservate regolarmente tutte le fatture (italiane ed estere), anche quelle emesse verso clienti privati.
Se anche solo uno di questi passaggi non è rispettato, il rischio di errori o sanzioni è concreto. Per questo motivo, è utile affidarsi a un professionista che, almeno una volta l’anno, effettui un controllo completo della parte fiscale del tuo e-commerce.