News - 18 dicembre 2025, 19:59

Sprechi natalizi, l’invenduto pesa sulla filiera: quando le eccedenze diventano valore

Oltre un miliardo di tonnellate di cibo resta ogni anno sugli scaffali. Innovazione e modelli circolari ridisegnano la gestione dell’invenduto, soprattutto nel settore dolciario

Sprechi natalizi, l’invenduto pesa sulla filiera: quando le eccedenze diventano valore

Il periodo natalizio rappresenta tradizionalmente il momento di massimo slancio per i consumi alimentari, in particolare per il comparto dolciario. Panettoni, cioccolatini, biscotti e snack confezionati affollano scaffali e magazzini per rispondere a una domanda intensa ma concentrata in poche settimane. Dietro il picco produttivo di dicembre, però, si nasconde un paradosso strutturale: una quota significativa di prodotti resta invenduta, generando sprechi e costi rilevanti lungo l’intera filiera.

Il fenomeno ha dimensioni globali. Secondo le analisi di ECR Retail Loss, ogni anno oltre un miliardo di tonnellate di cibo rimane inutilizzato, con un impatto economico stimato superiore ai 90 miliardi di euro tra costi di logistica, stoccaggio, smaltimento e riduzioni forzate dei prezzi. Una zavorra che incide direttamente sulla redditività delle aziende: dimezzare questi costi nascosti potrebbe tradursi, per molti retailer, in un incremento dei profitti superiore al 20%. Nel settore dolciario, la concentrazione produttiva natalizia amplifica ulteriormente il problema, portando l’incidenza dell’invenduto fino all’1,8% del fatturato, tra immobilizzazioni di capitale, inefficienze operative e impatti ambientali.

In questo contesto, la gestione delle eccedenze non è più una questione marginale, ma una leva strategica per la competitività. Sempre più aziende stanno superando approcci emergenziali, adottando modelli industriali strutturati capaci di trasformare l’invenduto in una risorsa. È il caso di Regardia, realtà italiana attiva nella circular economy, che opera nel recupero degli ex-prodotti alimentari attraverso processi dedicati. Ogni anno oltre 165.000 tonnellate di surplus vengono preservate e reintrodotte nella filiera come materie prime per la mangimistica o come matrici per la produzione di bioenergie, riducendo sprechi e costi di gestione.

«Ridurre gli sprechi significa intervenire direttamente sui margini, sull’efficienza operativa e sulla solidità del business», spiega Paolo Fabbricatore, Group CEO di Regardia. «Ogni prodotto fermo in magazzino rappresenta un costo finanziario e una perdita di valore. Approcci strutturati permettono di ribaltare questa logica, trasformando l’eccedenza in un’opportunità concreta con benefici economici e ambientali lungo tutta la filiera».

La portata del tema emerge ancora più chiaramente se rapportata alle dimensioni del mercato. Secondo Statista, il comparto dolciario globale vale 531 miliardi di euro l’anno, con l’Europa occidentale che rappresenta circa un terzo del totale. In un settore di queste dimensioni, anche minime percentuali di invenduto si traducono in impatti economici rilevanti. Per questo la gestione intelligente delle eccedenze sta evolvendo in strategie integrate che combinano sostenibilità, innovazione ed efficienza: dalla mangimistica animale alle donazioni, dalla reimmissione sul mercato tramite canali alternativi fino alla trasformazione in nuovi ingredienti o in energia rinnovabile. Un cambio di paradigma che trasforma lo spreco da costo inevitabile a risorsa strategica.

Redazione

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