La cucina italiana è stata ufficialmente inserita nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO, un riconoscimento storico che celebra il valore culturale di un sapere gastronomico profondamente radicato nelle tradizioni sociali e familiari del nostro Paese.
La decisione, presa all’unanimità dal Comitato Intergovernativo dell’UNESCO riunito a Nuova Delhi, rappresenta la prima volta in cui una cucina nazionale nella sua interezza — e non solo singole pratiche o piatti — viene riconosciuta come patrimonio immateriale mondiale. Secondo l’agenzia culturale dell’ONU, la cucina italiana non è semplicemente una raccolta di ricette, ma un insieme di rituali, conoscenze e pratiche conviviali che uniscono generazioni e comunità attorno alla tavola.
Per l’assessore regionale della Basilicata alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Carmine Cicala, il riconoscimento UNESCO costituisce «un risultato di portata straordinaria che valorizza l’identità profonda dell’Italia e il lavoro quotidiano degli agricoltori, degli artigiani del cibo, dei ristoratori, delle famiglie e di tutti coloro che custodiscono e tramandano le nostre tradizioni culinarie». Cicala ha sottolineato come questo traguardo — voluto fortemente dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, con il supporto del Governo guidato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni — unisca il Paese e ne confermi il valore universale della cultura alimentare.
La candidatura italiana è stata costruita negli ultimi anni con l’obiettivo di raccontare la cucina nazionale come veicolo di identità sociale e culturale: la ritualità dei pasti in famiglia, la trasmissione intergenerazionale delle tecniche di preparazione, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola sono alcuni degli elementi evidenziati dalla candidatura stessa. Secondo la descrizione ufficiale UNESCO, la pratica culinaria italiana «enfatizza l’intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola», radicata in ricette anti‑spreco e nella condivisione di sapori, competenze e ricordi.
La proclamazione ufficiale è arrivata il 10 dicembre 2025, durante la ventesima sessione del Comitato Intergovernativo per la Convenzione del 2003, dove la candidatura italiana è stata accolta con un lungo applauso. L’UNESCO ha sottolineato come questo elemento culturale sia «un mezzo per connettere famiglie e comunità», trasmettendo conoscenze non solo nei nuclei familiari, ma anche in scuole e istituzioni educative.
Oltre all’ovvio orgoglio nazionale, l’inclusione nella lista UNESCO ha anche un forte impatto simbolico: la cucina italiana viene riconosciuta come espressione culturale complessa, che va oltre piatti iconici come pizza, pasta o tiramisù, per abbracciare un mosaico di tradizioni regionali, pratiche conviviali e visioni condivise del cibo come parte integrante della vita sociale.
Il riconoscimento UNESCO rafforza la narrazione culturale italiana nel mondo e potrebbe avere effetti positivi anche sul fronte turistico ed economico, sostenendo il settore agroalimentare e promuovendo un’offerta enogastronomica sempre più inclusiva e sostenibile.




