È stata annunciata la lista dei vincitori della decima edizione dei Diversity Media Awards (DMA), l’appuntamento annuale ideato dalla Fondazione Diversity per valorizzare contenuti e personalità mediatiche che contribuiscono a una rappresentazione inclusiva delle differenze — di genere, età, etnia, orientamento sessuale, disabilità e aspetto fisico.
La cerimonia di premiazione è avvenuta con un formato rinnovato: invece del tradizionale red carpet in teatro, anche quest’anno i DMA si sono trasformati in una social‑series composta da 13 video pubblicati sul profilo Instagram della Fondazione. A condurre l’evento digitale sono stati Aurora Ramazzotti, Guglielmo Scilla e Pierluca Mariti, che hanno annunciato vincitori e vincitrici delle varie categorie durante la giornata del 28 novembre.
Fra i premiati spicca il nome di Francesca Albanese, eletta Personaggio dell’Anno grazie al suo impegno come Relatrice Speciale ONU per i diritti umani nei territori palestinesi; secondo le motivazioni ufficiali, il premio le è stato assegnato per aver mantenuto una voce “rigorosa e instancabile” nel denunciare conflitti e violazioni, portando all’attenzione internazionale questioni spesso ignorate.
Significativi anche i riconoscimenti alle opere multimediali: come Miglior Programma TV è stato scelto La perfezione non esiste (Prime Video), apprezzato per il modo rispettoso e inclusivo con cui affronta temi come la chirurgia estetica e le pressioni sociali sui modelli di bellezza. Il premio come Miglior Film Italiano è andato a Il ragazzo dai pantaloni rosa di Margherita Ferri, per il suo sguardo coraggioso sull’omolesbobitransfobia, rivolgendo un appello alla responsabilità sociale e collettiva.
Nel panorama delle serie televisive, la vittoria per la Miglior Serie TV Italiana è andata a L'arte della gioia (Sky / NOW); la miniserie è stata premiata per il modo in cui intreccia desiderio, classe sociale, autodeterminazione e tabù, restituendo un racconto di formazione femminile forte e complesso, e per la rappresentazione autentica di persone con disabilità grazie anche a interpreti con disabilità reali. Come Miglior Serie TV Straniera ha vinto Hacks (Netflix), lodata per la rappresentazione del femminile in età matura e per la qualità di una storia che mette al centro la solidarietà tra generazioni con ironia e profondità. Infine, fra le serie Young, è stata premiata Heartstopper 3 (Netflix), riconosciuta per il suo impegno nella rappresentazione di identità LGBT+, diversità di corpi e salute mentale.
Anche il mondo del podcast e della radio trova spazio nei DMA: il premio come Miglior Programma Radio è andato a 5 in condotta (Rai Radio 2), apprezzato per la sua capacità di affrontare temi complessi con leggerezza e apertura, promuovendo pluralismo e inclusione. Fra i podcast, ha prevalso Sigmund (Il Post), grazie al suo approccio rispettoso e informato alla salute mentale, capace di sfatare tabù e offrire strumenti di conoscenza.
Nel mondo dei creator e dei contenuti digitali, il riconoscimento come Creator dell’anno è andato a Sofia Fabiani (alias @cucinare_stanca), che attraverso la cucina — raccontata con ironia e passione — ha decostruito stereotipi di genere, orientamento e corpo, trasformando un gesto quotidiano in un atto di inclusione. Il premio per il Miglior Prodotto Digital è stato assegnato a Aurora Leone dei The Jackal, per il contenuto “La festa dei Nonni”, che celebra le relazioni intergenerazionali mettendo al centro affetti, diversità e legami familiari.
Ma i DMA non si fermano all’intrattenimento: anche l’informazione ha un ruolo fondamentale nella promozione dell’inclusione. Tra i premi assegnati quest’anno figura per esempio quella per il Miglior Articolo Web, conquistata da ilfattoquotidiano.it per un’inchiesta sugli ostacoli all’aborto nelle Marche, che restituisce il valore del giornalismo coraggioso e di denuncia.
Secondo la ricerca Diversity Media Research Report 2025, promossa dalla stessa Fondazione Diversity e presentata recentemente, l’esposizione a film, serie, programmi e media informativi ha contribuito in maniera significativa ad aumentare la consapevolezza sull’inclusione sociale: circa il 58% degli italiani oggi dichiara di sentirsi più attento a tematiche legate a diversità e diritti rispetto a dieci anni fa.
Per l’edizione 2025, dunque, i Diversity Media Awards confermano la loro funzione non solo celebrativa ma anche sociale e culturale: premiano chi racconta il mondo reale, nei suoi molteplici volti e complessità, offrendo modelli, storie e narrazioni capaci di abbattere pregiudizi e ampliare l’immaginario collettivo. Come sottolinea la fondatrice della Fondazione, Francesca Vecchioni, l’obiettivo è chiaro: dare a ciascuno la possibilità di “ritrovarsi nelle storie dei media”, immaginando una società che riconosca la diversità come valore.
Con la chiusura di questa edizione, si apre già la fase di segnalazione per il 2026: un invito che la Fondazione lancia a creatori, giornalisti, autori e produttori, perché la rappresentazione inclusiva non resti un’eccezione, ma diventi regola.




