News - 30 novembre 2025, 15:22

Il nomadismo digitale è una rivoluzione globale che cambia lavoro, viaggio e ospitalità

Tra 40 e 80 milioni di persone nel mondo vivono da “remote worker in viaggio”, spingendo coworking, turismo e modelli d’alloggio verso nuove frontiere

Il nomadismo digitale è una rivoluzione globale che cambia lavoro, viaggio e ospitalità

Il nomadismo digitale non è più una nicchia: oggi si stima che nel mondo siano tra i 40 e gli 80 milioni le persone che lavorano da remoto spostandosi tra diverse destinazioni. Sempre più professionisti — non solo giovani, ma anche con esperienza — scelgono uno stile di vita basato sulla flessibilità e sulla mobilità, ribaltando i confini tra lavoro e viaggio e abbracciando formule come la work-cation (vacanza + lavoro) o il bleisure (business + leisure). 

Si tratta di un mutamento profondo nelle dinamiche del lavoro: il nomade digitale può operare da ovunque — caffè, coworking space, appartamenti temporanei — grazie a strumenti e infrastrutture digitali, e spesso con un reddito dignitoso che rende sostenibile questa scelta.  In molti casi, chi vive così è impiegato in settori come tecnologia, consulenza, creatività, e-commerce, attività che non richiedono una presenza fisica fissa: un profilo che riflette quello descritto dalla letteratura su questi fenomeni. 

Il boom del nomadismo digitale ha dato una fortissima spinta al mercato degli spazi di coworking e co-living: uffici flessibili, abitazioni temporanee, strutture ricettive pensate per chi si sposta spesso. Il mercato globale dei servizi per nomadi digitali — coworking, alloggi, servizi logistici, supporto fiscale o amministrativo — è in forte espansione, segnalando come questa tendenza stia diventando un fenomeno strutturale.

Per il settore dell’ospitalità e del turismo questo cambiamento apre nuove opportunità: hotel, residence, spazi coworking e alloggi temporanei possono trasformarsi in hub per professionisti in viaggio, integrando accoglienza, flessibilità e servizi digitali. Alcune realtà del settore — come catene alberghiere e strutture ricettive attive in Europa — stanno già adeguando le proprie offerte per accogliere i nomadi digitali, offrendo spazi attrezzati, connettività stabile e ambienti pensati per lavoro e vita quotidiana. 

Il nomadismo digitale non riguarda solo i singoli lavoratori: ha impatti reali sulle comunità, sulle città e sulle economie locali. Da un lato può rappresentare una risorsa — attrazione di talenti, consumi locali, nuovi flussi turistici e professionali; dall’altro pone sfide: dall’esigenza di infrastrutture adeguate (connessione stabile, alloggi temporanei, servizi), alla sostenibilità sociale di comunità che vedono un continuo ricambio di presenze. 

Per chi esercita un’attività nel turismo, nell’ospitalità, nell’immobiliare o nei servizi, il cambiamento è già in atto: adattarsi significa cogliere un’occasione di rilancio. Per i lavoratori, significa ripensare modelli di carriera, domiciliare flessibile, equilibrio tra lavoro e vita — con nuovi pro e nuove sfide. Per le città e i territori, significa riflettere su infrastrutture, regolamentazioni, accoglienza: il nomadismo digitale è un fenomeno globale, ma richiede risposte locali concrete e strutturate.

Redazione

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