Dal 17 al 23 novembre la 9° edizione della Milano Music Week ha travolto la città con più di 400 eventi interattivi, raccontati attraverso il linguaggio inclusivo, evolutivo e universale della musica e del music business.
Quando si parla di eventi, Milano è la città che offre allo spettatore e a chi ci lavora la misura esatta e la visione dettagliata, realistica e ramificata di ogni settore, del suo stato di salute e del suo impatto economico, politico e socioculturale. Non poteva essere diverso per l’industria musicale: così, nel 2017 nasce la Milano Music Week, dalla volontà del Comune di Milano – Spettacolo, Assessorato alla Cultura, AssoConcerti, Assomusica, FIMI, Nuovo IMAIE e SIAE, con l’obiettivo di dedicare un’intera settimana alla musica e ai mestieri che la compongono. Arrivata alla sua nona edizione, si conclude più ricca che mai. Sono raddoppiati gli appuntamenti e le location ufficiali che accolgono la manifestazione, trasformando la città per un’intera settimana in un palcoscenico che ha ospitato centinaia di artiste e artisti e un vasto pubblico, con il coinvolgimento di tutti i protagonisti della filiera musicale. Tra concerti, dj set, panel sul music business, talk con gli artisti, workshop ed eventi speciali, quest’anno con un focus particolare sulla nuova generazione, si è dato enfasi all’inclusione attraverso la musica, alla tutela dei lavoratori, al music business e alla sua evoluzione, allo stato e alle problematiche della filiera, al fatturato e alla sostenibilità, alla musica che crea comunità, alla parità di genere nel settore, all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e alle sfide che attendono lo sviluppo futuro dell’industria musicale anche in rapporto alle istituzioni. La Milano Music Week è una celebrazione della musica che, per la sua dimensione, non delude mai: un appuntamento ormai necessario sia per l’intera filiera musicale sia per gli appassionati del settore a 360 gradi. Con il coordinamento organizzativo affidato dal 2024 a Butik srl, impresa sociale, l’edizione 2025 ha avuto come curatore speciale il cantautore e produttore discografico Alberto Cotta Ramusino, in arte Tananai, che ha affiancato la direzione artistica di Nur Al Habash, e ha contato sulla partecipazione diretta dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi.
Tra gli eventi e le iniziative più importanti c’è stata la presentazione in anteprima dell’album Live di Cesare Cremonini al Piccolo Teatro Grassi, i SIAE Music Awards al Superstudio Più, quest’anno dedicati alla imminente perdita della grande artista e cantante Ornella Vanoni. Il progetto Periphonic, dove la musica valorizza e raggiunge i quartieri più periferici della città; la presentazione di Pro-musica, il gruppo rappresentato dalle più grandi associazioni industriali del settore e dalle maggiori società di gestione collettiva dei diritti degli autori e degli artisti interpreti ed esecutori (SIAE e Nuovo IMAIE), per promuovere, valorizzare e tutelare lo sviluppo della musica italiana nel suo complesso. Cruciale la presentazione e la partecipazione nei talk ed eventi di grandi artisti di tutte le generazioni: presenti Manuel Agnelli, Paolo Fresu, Tosca, Mara Sattei, Willie Peyote, Shablo, Mecna, Donatella Rettore, Baby K, BigMama, Jonathan Richman, Nitro, okgiorgio e tanti altri. Tra i concerti, Anna, Carpetman, The Chemical Brothers (dj set) e altri. Nei listening bar e nei negozi di dischi sono passati Colapesce, Auroro Borealo, Lorenzo Senni e altri. L’Opening Party promosso dal main sponsor TicketOne, curato da Sara Toscano, e il Closing Party sponsorizzato da UniCredit e UniCredit Allianz Assicurazioni sono stati artisticamente rappresentati da Giorgio Poi con quartetto d’archi ed Emma Nolde, per concludere una nona edizione coi fiocchi.
Ma tradotto in numeri, come si comporta il mercato musicale in Italia?
Nel complesso, il mercato discografico italiano si conferma altamente dinamico e in costante evoluzione, con prospettive di ulteriore crescita trainate dall’innovazione tecnologica e dai nuovi modelli di fruizione musicale. Secondo i dati ufficiali della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), la filiera musicale conferma la sua vitalità per il settimo anno consecutivo, con un incremento complessivo dell’8,5% nel 2024, raggiungendo un valore di poco inferiore alla cifra record di mezzo miliardo di euro (461,2 milioni). L’Italia si posiziona come il terzo mercato più importante dell’Unione Europea dopo Germania e Francia. Nel primo semestre 2025 ha raggiunto un fatturato di più di 208 milioni di euro, pari a un +9,7%, grazie a un aumento dei ricavi in quasi tutti i comparti. Lo streaming segna una crescita del 9,9% e, in particolare, si registra un’ottima performance del segmento premium (+12,7%), con 113 milioni di euro di fatturato e una quota pari al 56% del mercato tra fisico e digitale. Si registra inoltre una marcata ridefinizione del consumo musicale, prodotta dal grande ricambio generazionale che non si osserva in altri comparti dell’industria culturale italiana: dal 2014 al 2024 l’età media degli artisti presenti nella Top Ten annuale è diminuita del 31,7%. Al di là di questa tendenza, è il comparto fisico a registrare la crescita migliore: +13%, con vinile a +17% e CD a +4,7%. Il primo semestre conferma inoltre il consolidato dominio del repertorio italiano, con entrambe le Top Ten (Album e Singoli) occupate al 90% da titoli locali.
Il punto
Un’area che continua a garantire entrate significative per alcuni artisti e produttori sono le royalty derivanti dall’utilizzo pubblico della musica. Il segmento dei diritti connessi ha infatti registrato un aumento del 2,6%, raggiungendo un valore di 74,8 milioni di euro e rappresentando il 16% dei ricavi complessivi: la seconda fonte di guadagno del mercato discografico dopo lo streaming. Nonostante ciò, da una ricerca estratta da un campione di 300 professionisti della musica (interpreti, esecutori, direttori d’orchestra e produttori artistici), commissionata dalla società di collecting ITSRIGHT, che gestisce i diritti connessi relativi alla diffusione in pubblico delle registrazioni, emerge un quadro allarmante: quasi l’80% degli artisti e autori intervistati dichiara di non ricavare nulla dallo streaming musicale e più del 70% afferma di ottenere dalle società di gestione collettiva compensi che arrivano a malapena a 50 euro all’anno di royalties derivanti dall’utilizzo pubblico della musica. Vivere di musica è un “privilegio” per pochi? Speriamo che, all’interno di manifestazioni come la Milano Music Week, si possano trovare soluzioni concrete che tutelino i diritti e aiutino a risolvere le situazioni di precarietà anche nel settore musicale, in nome dell’arte, di chi la consuma e di chi la crea.
Nota
Nelle parole dell’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi: “La Milano Music Week è una manifestazione che valorizza il talento, sostiene la filiera musicale e conferma la cultura come motore di coesione e cambiamento”.
Che così sia! Appuntamento al prossimo anno, con la decima edizione della Milano Music Week 2026.




