L'Approvazione dell'Omnibus I e il passo indietro
Il Parlamento Europeo ha dato il suo via libera al primo pacchetto di semplificazioni della Commissione, noto come Omnibus I, con 382 deputati a favore, 249 contrari e 13 astenuti. Questo voto rappresenta una controtendenza parlamentare. La maggioranza che ha approvato la posizione negoziale è stata composta da PPE (Partito Popolare Europeo), l'estrema destra (ECR, Patrioni per l'Europa, Europa delle nazioni sovrane) e alcuni elementi di altri gruppi. Significativamente, Verdi e molti Socialisti hanno votanto contro, sebbene 17 eurodeputati di Renew Europe e 15 del gruppo S&D abbiano approvato e sostenuto il disegno di legge. Il relatore della commissione giuridica. Le modifiche approvate dal Parlamento potranno ridurre i costi per le aziende di circa 5 miliardi di euro all'anno, rendendo l'Omnibus I possibilmente un risparmio per le imprese e semplificando loro le attività di produzione. Questo rappresenta una inversione di rotta rispetto agli ultimi 6 anni di politica di commissione Europea, basata sull’elettrificazione totale del continente, con obiettivi climatici sempre più stringenti e difficilmente raggiungibili, se non per una totale decrescita.
Le Misure di Semplificazione: CSRD e CSDDD
Il pacchetto Omnibus I introduce innovazioni rilevanti mirate a ridurre gli oneri amministrativi per le imprese e rafforzarne la competitività, concentrandosi principalmente sulle direttive CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive). Per la rendicontazione di sostenibilità (CSRD), il Parlamento chiede che l'obbligo riguardi solo le imprese con più di 1.750 dipendenti e un fatturato netto annuo superiore a 450 milioni di euro date da una grande capacità finanziaria. Questa soglia è molto più alta rispetto a quella prevista dalla CSRD a regime con un fatturato maggiore di 50 milioni di euro o 250 dipendenti. Inoltre, le norme di rendicontazione saranno semplificate, con meno dettagli qualitativi e relazioni settoriali che diventeranno facoltative. Per quanto riguarda la Due Diligence (CSDDD), la soglia di applicazione viene alzata da 1.000 a 5.000 dipendenti e il fatturato da 450 milioni di euro a 1,5 miliardi di euro rappresentando un vero passo di svolta. Utilizzando norme più stringenti e consentendo alle imprese di essere maggiormente libere nella loro supply chain e produzione. Viene anche ridotta la catena di fornitura interessata dalla verifica ai soli partner diretti, eliminando inoltre per le aziende l'obbligo di preparare un piano di transizione climatica separato, in quanto già previsto in altre normative (come la CSRD).
Impatti e Reazioni Sulle Imprese e l'Ambiente
Per le imprese italiane, il Pacchetto Omnibus I viene percepito come una "boccata d'ossigeno" che permette una pianificazione più sostenibile degli investimenti ESG grazie alla gradualità degli obblighi e alla riduzione degli adempimenti documentali. La diminuzione delle imprese soggette a obblighi completi e la flessibilità consentita per le PMI permetteranno di concentrare le risorse su innovazione ed efficienza energetica. L'obiettivo dichiarato di snellimento burocratico e maggiore flessibilità si estende anche alla Pubblica Amministrazione nella gestione di gare e contratti pubblici. Rimangono estremamente negative le reazioni degli ambientalisti. Associazioni come Friends of the Earth Europe e il WWF hanno protestato, affermando che il Parlamento ha di fatto "smantellato" le leggi di punta dell'UE in materia di sostenibilità aziendale e che queste modifiche rischiano di "demolire la normativa ambientale comunitaria". Il dubbio persegue, la perdita di competitività europea, posti di lavoro e dipendenza energetica non può essere perseguita in questa modalità, il continente europeo ha perso molta capacità di competere nei mercati globali rispetto alla Cina, nel settore automotive, per le regole estremamente stringenti del Green Deal. In conclusione, l'approvazione del pacchetto, specialmente con l'alleanza tra PPE e l'estrema destra, viene vista come un segnale che l'UE stia andando nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa fino ad oggi.




