Imprese e PMI: Il Divario Italiano tra Sostenibilità e Digitale
I cambiamenti economici che lasciano il segno nella storia accadono spesso e volentieri attraverso le rivoluzioni tecnologiche. Con questo pretesto guardiamo la direzione che il continente europeo sta intraprendendo, anche se ancora lenta rispetto ai competitor. Aumentano in Italia sempre più i tassi di investimento in tecnologie digitali e sostenibili nelle medie e grandi aziende, indice del fattore che le capacità finanziarie e operative possano permettere un maggiore investimento in queste due transizioni. Nonostante ciò, le PMI risultano sempre maggiormente più deficitarie nell’implementazione di queste tecnologie per una capacità produttiva e finanziaria che strutturalmente più debole. Secondo i dati dell’Osservatorio Digital & Sustainable della School of Management del Politecnico di Milano l’84% delle Big Firms Italiane investe nei due settori di transizione, ma risulta solamente un 34% capace di sfruttare concretamente il digitale nel raggiungimento degli obiettivi sostenibili e capace di modificare la propria strategia produttiva in linea alle guide ESG. Emerge sempre maggiormente la figura del Digital Sustainability Officer che risulta principalmente impiegato nelle grandi Imprese.
Il divario si accentua solidamente nelle PMI, dove l'intreccio tra digitale e sostenibilità è significativamente meno concreto. Solo il 31% delle PMI investe con decisione in entrambi i settori, mentre il 35% è poco attivo in entrambi. La sinergia è pressoché assente: solo l'8% delle PMI usa il digitale per fini sostenibili e appena il 6% adotta linee guida di sostenibilità per orientare la digitalizzazione. La mancanza di figure chiave è evidente: il 67% non ha un referente per il digitale e il 63% non prevede un responsabile della sostenibilità. Questa carenza, come sottolineato dall'Osservatorio Digital & Sustainable del Politecnico di Milano, è dovuta non solo alle possibilità di investimento, ma anche alla mancanza di consapevolezza e conoscenza sulle opportunità che l'innovazione digitale può generare per il progresso sostenibile delle PMI.
Nonostante il quadro emerga come una sfida, l’indagine sugli Investimenti del Gruppo BEI (Eibis) mostra che gli investimenti complessivi delle imprese italiane sono aumentati del 9,4% rispetto ai livelli pre-Covid, evidenziando resilienza e fiducia, trainati dal supporto pubblico. Tuttavia, l'Italia sconta un ritardo in alcune aree chiave rispetto alla media UE: l'adozione di tecnologie digitali avanzate (come big data, AI) è simile (71% contro 74% UE), ma solo l'82% delle imprese ha adottato misure per ridurre le emissioni (contro il 91% della media UE). È positivo, invece, il ricorso alle rinnovabili e l'adozione di misure di resilienza climatica (56% contro 48% UE), con oltre la metà delle imprese che si assicura contro danni climatici (46%, più del doppio della media UE). Il finanziamento degli investimenti avviene prevalentemente con risorse proprie, con il ricorso a finanziamenti esterni stabile e superiore alla media UE (52% contro 42% UE).
L'Europa e la Doppia Transizione: Accellerazione Normativa
In Europa, la doppia transizione verde e digitale è la strada maestra che si segue da anni, sebbene l'effettiva integrazione tra le due dimensioni sia ancora sinergicamente limitata. La Commissione UE ha promosso 92 iniziative su questi temi, di cui il 59% legislative, ma la convergenza tra digitale e sostenibilità è centrale solo nel 13% delle iniziative sulla sostenibilità. Al contrario, il 90% delle misure digitali riconosce la sostenibilità, ma con una prevalente focalizzazione sugli aspetti sociali e di governance (ESG-S e ESG-G), mentre quelli ambientali (ESG-E) sono spesso più trascurati, come evidenziato dal rapporto del Politecnico di Milano.
Le normative sono sempre in aumento e solo il 2024 ha visto il varo di 24 iniziative, il numero più alto dell'ultimo decennio, una tendenza destinata a crescere, confermato dall'attenzione riservata a questi temi nella Bussola per la Competitività UE. Questo contesto normativo in evoluzione sta trasformando la percezione della sostenibilità da mero onere a motore di innovazione e vantaggio competitivo, una visione condivisa dall'81% dei manager europei che si occupano di sostenibilità, secondo uno studio osapiens.
A livello europeo, la rendicontazione di sostenibilità (reporting ESG) invece è in rapida evoluzione. Oltre il 77% delle aziende ha già automatizzato almeno in parte i propri processi di reporting, sebbene il ritmo vari significativamente tra le regioni. L'area DACH (Germania, Austria, Svizzera) è in testa, con l'88% delle aziende che utilizza strumenti di automazione, e il 29% che ha raggiunto la piena automazione (il doppio della media UE del 15%). L'Italia si colloca nella fascia media (60% di aziende con automazione parziale), posizionandosi dietro all'area DACH e ai Paesi nordici, ma davanti a Francia e Benelux. L'ottimismo riguardo al valore strategico del reporting è alto, in particolare nell'area DACH (97% dei leader), ma anche nei Paesi nordici (90%).
Nonostante i progressi, la mancanza di competenze interne in ambito ESG è riconosciuta come la principale criticità (25% degli intervistati in Europa), che rallenta l'adozione di strumenti e sistemi per una raccolta e interpretazione efficace dei dati sulla sostenibilità. Per rafforzare gli investimenti in questi settori e colmare i ritardi, la Capo Economista della BEI sottolinea la necessità di un mercato unico europeo più coeso e integrato.
Innovazione e AI e le sfide
L'innovazione digitale, in particolare l'adozione di tecnologie avanzate come l'Intelligenza Artificiale (AI), rappresenta l'area con il maggiore potenziale di sviluppo non sfruttato per l'industria italiana.
La leadership dell'innovazione attraverso la sostenibilità è limitata in Italia. Mentre a livello europeo l'automazione del reporting ESG funge da motore per l'innovazione di prodotto (52,8% dei manager intervistati), in Italia solo il 21% delle aziende dichiara che le iniziative ESG hanno portato a nuovi o migliorati prodotti o servizi, contro il 65% della regione DACH. Questo evidenzia come la maggior parte delle aziende italiane si concentri ancora sulla conformità normativa (38%) e sulla riduzione dei costi (34%) come motivazioni principali per gli investimenti sostenibili (il 74% investe fino al 5% del fatturato).
La piena automazione della rendicontazione ESG, che porta a benefici come una migliore raccolta dati (38%) e preparazione ai reporting (30%), è ostacolata dai costi di implementazione (30%) e dalla limitata esperienza interna. Inoltre, un problema critico è la trasparenza della supply chain: quasi un'azienda su tre indica la conformità dei fornitori come principale criticità, con difficoltà nel tracciare dati come le emissioni Scope 3 a causa di sistemi obsoleti e monitoraggi manuali. In questo contesto, l'adozione dell'AI e delle tecnologie innovative viene sempre più riconosciuta come una leva indispensabile per la competitività e la resilienza del sistema imprenditoriale italiano.




