Secondo il rapporto di Morningstar DBRS del 2025, (agenzia di rating) la valutazione a lungo termine della Repubblica Italiana è cambiata ad A (basso) da BBB (massimo) confermando un andamento positivo stabile. Inoltre, confermando i rating a breve termine R-1 (minimo) con andamento stabile. L’upgrade riflette la riduzione cumulativa delle vulnerabilità del settore bancario, il miglioramento della posizione esterna e risultati fiscali migliori del previsto nel 2024-2025. L’Italia quindi sta giocando in prima linea ad oggi, e la sua stabilità viene valutata positivamente dal mercato. Le banche mostrano maggiore capitalizzazione e qualità degli attivi; i prestiti al settore privato sono ripartiti a giugno 2025 dopo oltre due anni in territorio negativo. Sulla bilancia dei pagamenti, l’Italia ha registrato un avanzo delle partite correnti sostenuto (1,1% del PIL nel 2024; media 1,7% ultimi 10 anni) e una NIIP positiva (10,7% del PIL al 2° trim. 2025). L’esecuzione del PNRR è avanzata anche se a rilento, circa il 72% dei 194,4 miliardi è stato ricevuto e il 42% è stato speso (59% dei fondi ricevuti) alla fine di luglio 2025. Nonostante, l’attuazione del PNRR sia incompleta e i fondi spesi ammontano a circa 80 miliardi ad oggi, con scadenza imminente nel 30 giugno 2026. Morningstar DBRS considera inoltre la stabilità politica del governo un fattore che sostiene la credibilità del piano di risanamento.
Cosa significa il rating A (basso)
Il rating A (basso) significa che l’Italia presenta oggi una maggiore affidabilità agli occhi dell’agenzia grazie all’ampiezza e diversificazione dell’economia, al sostegno dell’UE e alla credibilità della BCE. I punti di forza richiamati sono la solidità della posizione esterna, la resilienza del sistema bancario e la riduzione di debolezze strutturali accumulate in passato. Eppure, i limiti strutturali del paese continuano a persistere, come un rapporto debito/PIL elevato, interessi sul debito ancora alti e una crescita molto limitata, nonostante l’utilizzo del PNRR. Morningstar DBRS indica condizioni chiare per futuri movimenti: miglioramenti significativi del rapporto debito/PIL o prospettive di crescita sostenute potrebbero portare a un upgrade con un possibile deterioramento prolungato delle finanze pubbliche o un forte aumento dei costi reali di finanziamento sovrano potrebbero causare un declassamento.
L’obiettivo italiano e il Deficit
Come citato dal rapporto di Morningstar DBRS, il governo ha rivisto le previsioni fiscali 2025 portando il disavanzo al 3,0% del PIL (da 3,3% di aprile), dopo un disavanzo del 3,4% nel 2024 (era 7,2% nel 2023). L’avanzo primario è previsto allo 0,9% del PIL per il 2025 (0,7% stima precedente); nel 2024 l’avanzo primario è stato dello 0,5% del PIL. Il piano governativo indica un percorso di riduzione del disavanzo: 2,8% nel 2026, 2,6% nel 2027 e 2,3% nel 2028, con una manovra di circa 18 miliardi per il 2026. Nonostante ciò il rapporto debito/PIL rimane molto elevato (134,9% nel 2024) e le proiezioni FMI indicano un aumento fino al 138,5% nel 2027 prima di una discesa graduale; il governo prevede valori similari (137,4% nel 2026, 136,4% nel 2028). L’onere per interessi è stato 3,9% del PIL nel 2024 e si prevede possa salire verso il 4,3% entro il 2028. L’obiettivo rimane uscire dalla procedura di infrazione che grava sulle casse dello stato per eccesso di debito, e il governo su questo sta massimizzando i propri sforzi, con manovre sempre più caute e contenute




