Jamie Dimon ha tagliato il nastro al 270 di Park Avenue, aprendo ufficialmente il nuovo quartier generale di JPMorgan Chase. L’evento certifica la scelta – strategica e simbolica – di concentrare nel cuore di Midtown East una parte rilevante delle attività della banca, dopo la demolizione della precedente sede sullo stesso isolato. La cerimonia, molto partecipata, ha segnato la consegna dell’edificio che ospiterà fino a 10.000 dipendenti della banca a New York.
Dal punto di vista architettonico il progetto porta la firma di Foster + Partners: 60 piani, 2,5 milioni di piedi quadrati e una struttura con grandi colonne “a ventaglio” che libera il suolo e crea una hall sopraelevata, connessa a nuovi spazi pubblici su Madison Avenue. Il grattacielo è annunciato come la più grande torre “all-electric” della città, con emissioni operative nette pari a zero e standard di qualità dell’aria interni superiori ai minimi di legge. Otto piani sono dedicati alle attività di trading, mentre gli ambienti comuni includono fitness center, sale eventi e un’art collection curata.
I numeri collocano l’edificio tra i protagonisti dello skyline: 1.388 piedi di altezza, quarto grattacielo più alto di Manhattan, costo complessivo stimato intorno a 3 miliardi di dollari. Alla cerimonia, oltre a Dimon, erano presenti tra gli altri la governatrice Kathy Hochul e l’architetto Norman Foster; il taglio del nastro è stato accompagnato da una colonna sonora tutta newyorchese.
La banca rivendica anche un impatto macro locale: 8.000 posti di lavoro nel cantiere (coinvolgendo 40 sindacati) e un contributo economico annuo alla città quantificato da uno studio indipendente in 42 miliardi di dollari. L’apertura del 270 Park si inserisce in un piano più ampio di investimenti nell’area – inclusa la ristrutturazione della sede di 383 Madison – e dialoga con gli interventi infrastrutturali a ridosso di Grand Central.
C’è poi la dimensione “post-pandemica”. La torre era stata progettata prima del Covid; durante il lavoro remoto si è valutato se ridimensionarla, ma la scelta è stata opposta: procedere senza modifiche. È una dichiarazione di intenti coerente con la linea di Dimon sul ritorno in ufficio e con la volontà di rafforzare la massa critica di JPMorgan nel distretto.
Sul fronte della sostenibilità, il messaggio è ambizioso: torre interamente elettrica, approvvigionata da energia a basse emissioni e materiali del vecchio stabile riciclati/riusati al 97% in fase di demolizione. È un pacchetto che incrocia le nuove regole edilizie e la spinta alla decarbonizzazione degli uffici “prime”. Resta aperto – come sempre in questi casi – il tema del bilancio tra impatto della nuova costruzione e benefici operativi nel ciclo di vita: ma il benchmark tecnologico fissato su Park Avenue alza l’asticella per i futuri sviluppi.
Prende posizione sulla geografia di Wall Street dei prossimi decenni, scommettendo che l’headquarter fisico, se progettato come infrastruttura produttiva, sostenibile e aperta alla città, resta un asset competitivo




