Bentornati con la nostra rubrica dedicata al turismo. Oggi il nostro viaggio prosegue fra i vigneti e i sapori che raccontano i territori più autentici del nostro Paese, dove la tradizione enogastronomica incontra l’innovazione e la sostenibilità, riconnettendo l’Italia alle sue radici e al suo futuro.
L’Italia torna ad essere il Paese dell’esperienze; non solo per l’arte o i paesaggi, ma sempre più per il cibo. Nel 2024 il turismo enogastronomico ha generato nel nostro Paese un impatto economico stimato di oltre 40 miliardi di euro, con una crescita del +12% rispetto all’anno precedente, secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano curato da Roberta Garibaldi. Numeri che confermano come vino, cucina e prodotti tipici non siano più un semplice contorno dell’esperienza di viaggio, ma la sua ragione d’essere.
Oggi 1 turista europeo su 6 sceglie la meta del viaggio in base alle esperienze culinarie che può vivere sul posto. L’ENIT segnala che in Italia il turismo “food & wine” è cresciuto del 176% in dieci anni, diventando uno dei motori principali dell’attrattività nazionale. Cantine, frantoi, mercati contadini, ristoranti gourmet e agriturismi non sono più tappe occasionali, ma vere destinazioni. “Il cibo è diventato linguaggio universale del territorio”, spiega Garibaldi. “I viaggiatori cercano autenticità, sostenibilità e contatto diretto con chi produce”.
Esperienze che raccontano i territori
Dal trekking tra i vigneti del Chianti alla raccolta delle olive in Puglia, fino alle lezioni di cucina tradizionale in Emilia-Romagna, il turista di oggi vuole “mettere le mani in pasta” letteralmente. Le degustazioni statiche lasciano spazio a esperienze immersive e multisensoriali, che uniscono cultura, natura e convivialità.
Secondo il rapporto, le attività più richieste sono le visite a siti di produzione (52,5%) e le cene gourmet (56%), seguite da esperienze più attive come vendemmie, percorsi enologici e laboratori artigianali.
Se un tempo l’enoturismo era sinonimo di Toscana o Piemonte, oggi la mappa del gusto si allarga. Umbria, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia stanno vivendo una stagione d’oro grazie alla valorizzazione delle produzioni locali e dei borghi rurali. Qui l’enogastronomia diventa anche strumento di rigenerazione territoriale, capace di contrastare lo spopolamento e di creare nuove opportunità per giovani e imprenditori agricoli.
Giovani e mercati lontani
Una delle sorprese del 2024 è l’ingresso dei giovani adulti (18-24 anni) tra i principali fruitori del turismo enogastronomico. Sono viaggiatori curiosi, attenti alla sostenibilità e attratti da esperienze autentiche e “instagrammabili”. In crescita anche i mercati extraeuropei come Giappone, Corea del Sud e Brasile che scoprono l’Italia dei sapori, attratti da un mix unico di cultura e stile di vita.
Le sfide del futuro
Non mancano le criticità. Molte cantine e aziende agricole segnalano ancora carenze informative (orari, prenotazioni, costi) e limitazioni di accesso che frenano il potenziale del settore. La frammentazione dell’offerta e la mancanza di strategie comuni tra ristoratori, consorzi e istituzioni locali restano nodi da sciogliere.
Ma la direzione è chiara: il futuro del turismo passa anche dalla tavola. E in un mondo che cerca autenticità, l’Italia ha una marcia in più.
Gli esperti parlano già di una “terza generazione” del turismo enogastronomico, più sostenibile, esperienziale e digitale. Si sperimentano itinerari smart, app dedicate, storytelling interattivo e tecnologie immersive che permettono di scoprire la filiera del vino o dell’olio prima ancora di partire. Il risultato è un turismo che nutre non solo l’economia, ma anche le relazioni tra viaggiatori e produttori, tra cibo e cultura, tra passato e futuro.