News - 22 ottobre 2025, 12:00

Turismo enogastronomico: viaggio nell’Italia che si riscopre attraverso il cibo!

Dalle colline del Chianti ai borghi dell’Umbria, fino ai frantoi pugliesi, l’Italia del gusto attira viaggiatori da tutto il mondo. Il cibo diventa linguaggio del territorio e leva di sviluppo sostenibile, unendo tradizione, tecnologia e nuove generazioni di turisti alla ricerca di esperienze autentiche e “da vivere con tutti i sensi”.

Turismo enogastronomico: viaggio nell’Italia che si riscopre attraverso il cibo!

Bentornati con la nostra rubrica dedicata al turismo. Oggi il nostro viaggio prosegue fra i vigneti e i sapori che raccontano i territori più autentici del nostro Paese, dove la tradizione enogastronomica incontra l’innovazione e la sostenibilità, riconnettendo l’Italia alle sue radici e al suo futuro.
L’Italia torna ad essere il Paese dell’esperienze; non solo per l’arte o i paesaggi, ma sempre più per il cibo. Nel 2024 il turismo enogastronomico ha generato nel nostro Paese un impatto economico stimato di oltre 40 miliardi di euro, con una crescita del +12% rispetto all’anno precedente, secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano curato da Roberta Garibaldi. Numeri che confermano come vino, cucina e prodotti tipici non siano più un semplice contorno dell’esperienza di viaggio, ma la sua ragione d’essere.
Oggi 1 turista europeo su 6 sceglie la meta del viaggio in base alle esperienze culinarie che può vivere sul posto. L’ENIT segnala che in Italia il turismo “food & wine” è cresciuto del 176% in dieci anni, diventando uno dei motori principali dell’attrattività nazionale. Cantine, frantoi, mercati contadini, ristoranti gourmet e agriturismi non sono più tappe occasionali, ma vere destinazioni. “Il cibo è diventato linguaggio universale del territorio”, spiega Garibaldi. “I viaggiatori cercano autenticità, sostenibilità e contatto diretto con chi produce”.

Esperienze che raccontano i territori

Dal trekking tra i vigneti del Chianti alla raccolta delle olive in Puglia, fino alle lezioni di cucina tradizionale in Emilia-Romagna, il turista di oggi vuole “mettere le mani in pasta” letteralmente. Le degustazioni statiche lasciano spazio a esperienze immersive e multisensoriali, che uniscono cultura, natura e convivialità.
Secondo il rapporto, le attività più richieste sono le visite a siti di produzione (52,5%) e le cene gourmet (56%), seguite da esperienze più attive come vendemmie, percorsi enologici e laboratori artigianali.
Se un tempo l’enoturismo era sinonimo di Toscana o Piemonte, oggi la mappa del gusto si allarga. Umbria, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia stanno vivendo una stagione d’oro grazie alla valorizzazione delle produzioni locali e dei borghi rurali. Qui l’enogastronomia diventa anche strumento di rigenerazione territoriale, capace di contrastare lo spopolamento e di creare nuove opportunità per giovani e imprenditori agricoli.

Giovani e mercati lontani

Una delle sorprese del 2024 è l’ingresso dei giovani adulti (18-24 anni) tra i principali fruitori del turismo enogastronomico. Sono viaggiatori curiosi, attenti alla sostenibilità e attratti da esperienze autentiche e “instagrammabili”. In crescita anche i mercati extraeuropei come Giappone, Corea del Sud e Brasile che scoprono l’Italia dei sapori, attratti da un mix unico di cultura e stile di vita.

 

 Le sfide del futuro

Non mancano le criticità. Molte cantine e aziende agricole segnalano ancora carenze informative (orari, prenotazioni, costi) e limitazioni di accesso che frenano il potenziale del settore. La frammentazione dell’offerta e la mancanza di strategie comuni tra ristoratori, consorzi e istituzioni locali restano nodi da sciogliere.
Ma la direzione è chiara: il futuro del turismo passa anche dalla tavola. E in un mondo che cerca autenticità, l’Italia ha una marcia in più.
Gli esperti parlano già di una “terza generazione” del turismo enogastronomico, più sostenibile, esperienziale e digitale. Si sperimentano itinerari smart, app dedicate, storytelling interattivo e tecnologie immersive che permettono di scoprire la filiera del vino o dell’olio prima ancora di partire. Il risultato è un turismo che nutre non solo l’economia, ma anche le relazioni tra viaggiatori e produttori, tra cibo e cultura, tra passato e futuro.

Zaki Lombardo

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