News - 16 ottobre 2025, 10:00

Commissione Ue: mora all’Italia per i rinnovi delle concessioni

Nel mirino di Bruxelles il nuovo Codice degli appalti e le procedure di finanza di progetto. Il governo ha due mesi per replicare alle contestazioni

Commissione Ue: mora all’Italia per i rinnovi delle concessioni

La Commissione Europea ha inviato l’8 ottobre una nuova lettera di messa in mora all’Italia, la terza dal 2019, alzando il livello dello scontro sulla disciplina delle concessioni e degli appalti pubblici. La missiva, formalmente indirizzata al ministro degli Esteri Antonio Tajani ma destinata di fatto al ministero delle Infrastrutture, contesta vari punti del Codice dei contratti pubblici adottato con decreto legislativo nell’aprile 2023. Al centro della contestazione vi è la procedura di affidamento in finanza di progetto, considerata non pienamente conforme ai principi europei di trasparenza e parità di trattamento. La Commissione accusa Roma di lasciare alle amministrazioni un’eccessiva discrezionalità, in contrasto con la normativa Ue.

Finanza di progetto e diritti di prelazione nel mirino
L’Unione europea ha concentrato le proprie osservazioni su due aspetti principali: l’applicazione della finanza di progetto e la previsione di un diritto di prelazione a favore del promotore. Secondo Bruxelles, queste disposizioni non garantiscono un livello sufficiente di concorrenza e rischiano di alterare l’uguaglianza di condizioni tra gli operatori economici. La Commissione richiama in particolare gli articoli 3 e 30 della direttiva 2014/23/Ue, che impongono agli Stati membri di assicurare procedure trasparenti e non discriminatorie. L’attenzione europea è maturata anche a seguito di casi specifici, come il rinnovo delle concessioni autostradali A22 e A4 e l’ipotesi di affidamento diretto della tratta Brescia-Padova a Cav, su cui si è espresso il ministro Matteo Salvini.

Le prossime mosse e gli effetti sul mercato
Nelle 19 pagine della lettera, Bruxelles elenca dettagliatamente le parti del Codice che ritiene non conformi e invita il governo italiano a fornire osservazioni entro due mesi. In mancanza di risposte soddisfacenti, la Commissione potrà emettere un parere motivato e, in ultima istanza, deferire l’Italia alla Corte di Giustizia Ue. L’esito potrebbe comportare sanzioni economiche e nuove modifiche legislative. Ma oltre agli aspetti giuridici, la messa in mora apre anche un fronte economico: la posizione dell’Ue rafforza le imprese, comprese molte partite Iva e PMI attive nei settori coinvolti, che potranno invocare il principio di concorrenza nelle gare e nei rinnovi delle concessioni. In questo contesto, la lettera della Commissione diventa non solo un atto normativo, ma anche uno strumento di tutela per gli operatori che chiedono regole chiare e uguali per tutti.

Mario Gentile

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