Oggi, lunedì 13 ottobre, le Borse europee provano a stabilizzarsi dopo la scossa tariffaria: lo Stoxx 600 risale intorno a +0,6%, segnale di sollievo dopo le vendite di fine settimana innescate dalle nuove minacce USA verso la Cina. Anche Piazza Affari rimbalza, in scia a un sentiment meno teso sui future americani. È un ritorno della propensione al rischio o solo tregua?
Il contesto immediato resta quello del crollo di venerdì 10/10: a Milano il Ftse Mib ha chiuso −1,74% a 42.047, con l’auto in forte sofferenza (Stellantis −7,27%) e generalizzato risk-off sui ciclici. A Wall Street la seduta è stata la peggiore da mesi: S&P 500 −2,7%, Nasdaq −3,6%, Dow −1,9%. Il catalizzatore? L’ipotesi di dazi fino al 100% su import cinesi entro l’1 novembre, dopo le restrizioni di Pechino su terre rare. Quanto di questo è già incorporato nelle valutazioni?
Sul fronte politico-commerciale, la linea dura USA non nasce oggi. Ad aprile l’inasprimento tariffario scatenò una vera “giornata nera”: Ftse Mib −6,53% con banche e assicurazioni a picco, mentre a New York il Dow cedeva il 5,5% e il Nasdaq il 5,8%. Da allora Pechino ha risposto con dazi aggiuntivi (34%) dal 10 aprile e ha avviato consultazioni WTO contro le misure statunitensi. Una nuova escalation in autunno riapre lo stesso canale di rischio: inflazione da costi e domanda globale più debole.
In Italia, il governo ha reagito sul perimetro industriale: Giorgia Meloni ha proposto di “ragionare sulla sospensione del Green Deal per l’automotive” e ha convocato un vertice di governo (lunedì) e l’incontro con le categorie (martedì) per valutare misure di mitigazione su filiere e occupazione. È la direzione giusta per difendere i margini o serve altro (energia, incentivi alla riconversione, salvaguardie su forniture critiche)?
Implicazioni macro e di mercato. Primo, inflazione da input: dazi su beni intermedi e componenti comprimono i margini (pass-through parziale) e possono frenare i consumi reali. Secondo, earnings risk: la visibilità su guidance si accorcia, i multipli si adeguano e la volatilità riemerge (VIX e indicatori di “fear” hanno già segnato picchi nei precedenti scossoni). Terzo, canale finanziario: se lo shock si sposta sul credito (allargamento degli spread) e sulla curva, il repricing azionario trova ulteriore spinta. In questo quadro, banche e ciclici restano gli anelli deboli nei giorni di risk-off.
Cosa monitorare ora?
1. Retorica tariffaria e tempi negoziali USA-Cina;
2. Guidance di auto e semiconduttori (sensibilità più alta a dazi e supply-chain);
3. Curve dei rendimenti e credit spread europei;
4. Segnali dal governo su Green Deal auto e sostegni di filiera. Fino a prova contraria, il rimbalzo di oggi è tecnico: la traiettoria dipenderà dalla velocità con cui il prezzo-costo delle catene globali ritroverà equilibrio.
Siamo davanti a un nuovo regime commerciale o a una leva negoziale destinata a rientrare? Nel dubbio, qualità degli utili, liquidità tattica e coperture restano le scelte razionali.