News - 01 settembre 2025, 09:00

La settimana del sorpasso

Cash o non cash? La mossa che può ribaltare l’OPS su Mediobanca

La settimana del sorpasso

L’OPS di Mps su Mediobanca ha cambiato marcia. A fine agosto le adesioni hanno superato il 28% delle azioni oggetto d’offerta e, tenendo conto dell’annullamento delle azioni proprie deliberato da Mediobanca a fine luglio, l’effettivo si avvicina al 28,7%. Il mercato lo legge come un segnale chiaro: l’operazione sta convincendo progressivamente investitori e fondi, con un’accelerazione nelle ultime sedute. E il tempo stringe: la finestra si chiude l’8 settembre. Quanto manca perché l’inerzia diventi massa critica?  

Le soglie che contano sono due. La prima, il 35%, certifica il “successo formale” e sposta subito gli equilibri assembleari; la seconda, il 50%, apre la strada a un controllo pieno in assemblea e, di riflesso, nel board. In mezzo, la posta è industriale: un’operazione da oltre 13 miliardi che ridisegna il triangolo del credito italiano, ambendo a un terzo polo capace di giocare partite domestiche e cross-border. Troppo ambizioso o finalmente necessario in un Paese che consolida a strappi?  

La difesa di Piazzetta Cuccia non ha fatto breccia. L’OPS su Banca Generali, pensata come contromossa strategica, è stata stoppata dall’assemblea del 21 agosto: una battuta d’arresto che ha tolto spinta al piano alternativo e, indirettamente, ha lasciato spazio all’avanzata di Siena. Quanto pesa una sconfitta così ravvicinata quando l’altro fronte avanza?  

Il nodo, ora, è lo sconto implicito. Negli ultimi giorni il differenziale di valore tra i due titoli si è allargato, oscillando nell’area del 4% per un gap stimato fino a 700 milioni. Il mercato scommette su un “sweetener” in contanti per colmare il divario e spingere gli indecisi. Il CdA di Mps è chiamato a valutare un ritocco: quanta cassa si può mettere senza stressare capitale e requisiti regolamentari? Una mossa chirurgica potrebbe cambiare la traiettoria delle adesioni già prima della dead-line.  

Intanto, il termometro degli azionisti si muove. L’adesione di grandi investitori e l’attivismo dei soggetti “pesanti” (dalle cassi previdenziali a Delfin e Caltagirone) alimentano la percezione che la soglia minima sia a portata. Ma oltre il 35% cosa succede davvero? Con il 50% la governance si riallinea velocemente e il dossier sinergie – tra credito, risparmio gestito e investment banking – entra nella fase esecutiva. Senza quella maggioranza, la partita resterebbe aperta, ma con inerzia favorevole a chi ha già cambiato i numeri sul campo. 

Resta il punto sostanziale: la qualità delle sinergie. Tempi, costi, perimetro d’integrazione, impatti sul capitale e sulla capacità di generare utili in ciclo diverso dai tassi facili. È qui che il mercato chiede trasparenza, perché la narrativa del “terzo polo” regge solo se il combinato disposto crea valore oltre il perimetro della carta. Un’aggiunta di cash ben calibrata può trasformare un’operazione ben impostata in un successo conclamato; rinviare la decisione rischia di riaprire i giochi proprio mentre l’OPS mostra il massimo slancio. Nei prossimi giorni, più che le parole, parleranno i numeri: adesioni quotidiane, dinamica dello sconto e, soprattutto, la scelta – sì o no – sul cash. 

Paolo D'Ascenzi

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