News - 01 agosto 2025, 10:00

Il regime forfettario è una trappola?

Più margine di guadagno per le micro-imprese

Il regime forfettario è una trappola?

Con la Legge di Bilancio 2025, la soglia massima per poter aderire al regime forfettario è passata da 65.000 a 85.000 euro. Una modifica che, a prima vista, potrebbe sembrare un’opportunità concreta per tanti liberi professionisti, freelance, artigiani e piccoli imprenditori. In realtà, si tratta di una misura più complessa di quanto appaia, con effetti collaterali tutt’altro che trascurabili.
La possibilità di fatturare fino a 85.000 euro mantenendo l’imposta sostitutiva al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività) ha spinto molti a vedere in questo aggiornamento un incentivo alla crescita. Tuttavia, ciò che molti ignorano è che il superamento della soglia dei 100.000 euro comporta l’esclusione automatica dal regime forfettario, con effetti immediati e spesso penalizzanti.
A differenza del passato, in cui l’uscita dal forfettario avveniva dall’anno successivo, ora basta sforare anche di un solo euro durante l’anno per ritrovarsi, già dal mese successivo, nel regime ordinario. Questo significa dover gestire contabilità ordinaria, registrare e versare l’IVA, affrontare un carico fiscale più elevato, nonché un aumento dei contributi previdenziali. Una transizione che, se non è stata pianificata per tempo, può mettere in difficoltà anche i professionisti più organizzati.
Il rischio maggiore, infatti, non è tanto nel guadagnare di più – obiettivo legittimo di ogni attività – ma nel farlo senza un’adeguata strategia. Molti liberi professionisti si trovano a pochi mesi dalla chiusura dell’anno con il dubbio se emettere o no l’ultima fattura, proprio per non oltrepassare la soglia e perdere un regime fiscale vantaggioso. Una condizione che costringe a scelte imprenditoriali “al ribasso”, in netta contraddizione con qualsiasi logica di sviluppo sostenibile. Un altro nodo resta quello dei contributi INPS. Con l’aumento del reddito imponibile, aumentano anche i contributi da versare, senza però un corrispondente rafforzamento delle tutele: malattia, maternità, pensione e ammortizzatori sociali restano ancora oggi insufficienti per garantire una protezione adeguata a chi lavora in proprio. In questo contesto, il consiglio per il 2025 è di monitorare attentamente l’andamento del proprio fatturato, mese per mese, tenendo conto non solo degli incassi ma anche delle spese detraibili e degli eventuali investimenti da effettuare. Confrontarsi regolarmente con un commercialista non è più un’opzione, ma una necessità concreta per evitare sorprese e pianificare il passaggio – eventuale – al regime ordinario in modo controllato e consapevole. L’aumento della soglia, insomma, non va letto come un semplice “via libera” a guadagnare di più, ma come un cambiamento che impone una gestione più precisa e professionale dell’attività. La flessibilità fiscale, se non accompagnata da una visione a lungo termine, può trasformarsi in instabilità. E chi ha una Partita IVA, di instabilità ne conosce già abbastanza.

Stefano Farinetti

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