News - 04 luglio 2025, 15:00

La “Big Beautiful Bill” di Trump scuote Washington e i mercati

Maxi manovra da 3,4 trilioni fra nuovi sgravi fiscali, spese militari record e tagli al welfare: crescita esplosiva o miccia per una spirale di debito?

La “Big Beautiful Bill” di Trump scuote Washington e i mercati

Teleborsa l’ha titolata “Big Beautiful Bill” e Donald Trump ha colto l’assist definendola «la più grande legge di spesa della storia» mentre agitava una copia del testo sul prato della Casa Bianca nella vigilia del 4 luglio.  Pochi minuti prima, il voto finale alla Camera – 218 favorevoli contro 214 contrari – aveva chiuso una maratona legislativa che il presidente repubblicano inseguiva dal giorno dell’insediamento, grazie anche al passaggio lampo in Senato tre giorni fa dopo una nottata di negoziati. 

Vale 3,4 trilioni di dollari e prende il nome ufficiale di «One Big Beautiful Bill Act»: proroga e amplia i tagli fiscali del 2017, promette tasse zero su straordinari e mance, innalza le deduzioni per le successioni e spalanca nuovi scudi alle multinazionali innovative.  Nel frattempo riversa 170 miliardi sulla sicurezza delle frontiere e altri 160 miliardi sul Pentagono, dove già si parla di un nuovo scudo missilistico “Golden Dome”. 

Per finanziare l’operazione il Congresso alza di 5 trilioni il tetto al debito, confidando che la crescita futura paghi il conto: una scommessa che l’Ufficio del Bilancio del Parlamento giudica azzardata, stimando un aumento del disavanzo fra 3,3 e 4 trilioni nel prossimo decennio.  A pagare subito saranno i capitoli sociali: un taglio secco da un trilione a Medicaid e 185 miliardi ai buoni alimentari potrebbe lasciare fino a 17 milioni di statunitensi senza copertura sanitaria. 

«È un regalo alla classe media, una boccata d’ossigeno da 10.900 dollari l’anno per la famiglia tipo», giura il leader repubblicano alla Ways & Means.  Ma se i conti tornassero davvero, ci si chiede, perché Wall Street non festeggia con più entusiasmo e i Treasury rendono appena un soffio in più?

Gli avversari non risparmiano colpi: il capogruppo democratico Hakeem Jeffries ha parlato per nove ore filate prima del voto, denunciando «un patto con il diavolo che militarizza l’economia e colpisce i più fragili».  Secondo il Penn Wharton Budget Model i vantaggi netti si concentreranno nel decile più ricco, che potrebbe guadagnare fino a 83.000 dollari l’anno, mentre il 60 % degli americani resterà indietro. 

E l’Europa? Milano osserva con cautela: se il dollaro si rafforza e i rendimenti Usa salgono, il costo del servizio del debito italiano potrebbe impennarsi più dei fuochi d’artificio di questa Independence Day. Gli investitori si chiedono già se la “bella, grandiosa” scommessa di Trump innescherà un ciclo di crescita made in USA o una spirale di debito che, prima o poi, finirà per contagiare anche noi. Chi avrà ragione?

Paolo D'Ascenzi

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