Con la circolare n. 9/E del 24 giugno 2025, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito le conseguenze per i titolari di partita IVA che scelgono di non aderire al concordato preventivo biennale. Lo strumento, previsto dal decreto legislativo n. 13/2024, consente di concordare anticipatamente il reddito da dichiarare per il biennio 2025‑2026. La mancata adesione o la successiva decadenza comporteranno un’intensificazione delle attività di accertamento, anche con accesso ai dati bancaria.
Il concordato è facoltativo, ma fortemente incentivato: chi accetta il reddito proposto dal Fisco, se ritenuto congruo, ottiene infatti una relativa “tregua” nei controlli ordinari. L’accordo sarà da perfezionarsi online entro il limite del 30 settembre 2025, attraverso l’utilizzo della piattaforma predisposta dall’Agenzia. Tuttavia, i contribuenti che decideranno di restare fuori da questa intesa saranno oggetto di verifiche più mirate e incisive.
Controlli rafforzati sui non aderenti
Secondo quanto indicato nella circolare, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate potranno applicare controlli selettivi potenziati verso chi rifiuta il concordato. In particolare, sarà utilizzata l’Anagrafe dei conti, che raccoglie informazioni su saldi e movimenti bancari. L’incrocio dei dati finanziari con le dichiarazioni fiscali consentirà di individuare anomalie e possibili incongruenze.
Per chi aderisce, invece, i controlli basati su presunzioni semplici saranno più limitati, a meno che non emergano evidenti segnali di evasione. L’adesione non esclude in modo assoluto i controlli, ma rappresenta una semplificazione del rapporto con il Fisco e una maggiore prevedibilità dell’imposizione.
Soglie dimezzate per le sanzioni
Un’ulteriore conseguenza prevista per i non aderenti o decaduti riguarderà le sanzioni accessorie. La normativa prevede infatti il dimezzamento, rispetto al regime ordinario, delle soglie di punibilità, che danno luogo a misure come l’interdizione da appalti pubblici, la sospensione di licenze o l’esclusione da benefici fiscali. Basteranno dunque irregolarità meno rilevanti rispetto a prima per incorrere in provvedimenti di tipo interdittivo.
Il concordato preventivo biennale, pur non essendo obbligatorio, si va a configurare come uno strumento in grado ridurre il rischio fiscale. La scelta, però, richiede attenzione: le stime proposte dall’Agenzia devono essere valutate con cura prima dell’adesione, che ha effetti vincolanti per due anni.