News - 19 giugno 2025, 09:00

Illegalità, danni record alle partite IVA

Abusivismo, contraffazione e concorrenza sleale sottraggono 39 miliardi l’anno alle imprese regolari. Colpiti commercio, ristorazione e servizi. Il 70% degli acquisti illeciti avviene online.

Illegalità, danni record alle partite IVA

Le partite IVA italiane continuano a subire gravi danni dall’economia illegale. Secondo i dati diffusi da Confcommercio durante un convegno con la Guardia di Finanza delle Marche, nel 2024 l’impatto complessivo di attività illecite su commercio e pubblici esercizi ha raggiunto i 39,2 miliardi di euro, con 276mila posti di lavoro regolari a rischio. Fenomeni come abusivismo, vendita di prodotti contraffatti, taccheggio e servizi non autorizzati compromettono in modo strutturale la sostenibilità delle micro e piccole imprese, cuore dell’imprenditoria italiana.

I settori più esposti
Le attività economiche con maggiore presenza di partite IVA individuali e microimprese sono tra le più penalizzate. L’abusivismo nel commercio ha generato nel 2024 un danno stimato in 10,3 miliardi di euro, seguito da quello nella ristorazione con 7,4 miliardi, la contraffazione con 5,1 miliardi e il taccheggio con 5,4 miliardi. Altri 7,1 miliardi si suddividono poi per ferimenti, assicurazioni e costi difensivi, mentre ammontano a 3,9 miliardi per i cyber‑crimini. Secondo un’indagine realizzata da Confcommercio con Format Research, oltre sei imprese su dieci del terziario si sentono danneggiate direttamente da pratiche illecite di abusivismo e contraffazione. I principali effetti rilevati sono la concorrenza sleale (59,9%) e la riduzione dei ricavi (29,1%). In particolare, il tessuto delle partite IVA, già provato dall’aumento dei costi fissi e dalla pressione fiscale, si ritrova sempre più vulnerabile rispetto a un mercato in cui le regole vengono aggirate con facilità.

Il web e il consumo illegale
Il canale digitale rappresenta il principale veicolo per il mercato illecito. Nel 2023, un consumatore su quattro ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio irregolare, e oltre il 70% di questi acquisti è avvenuto online. La diffusione di piattaforme poco controllate favorisce l’espansione dell’offerta illegale nei settori più comuni: l’intrattenimento digitale di contenuti audiovisivi (musica, film, servizi in abbonamento) arriva all’86,4%, seguiti da elettronica (65,9%), cosmetici (59,5%) e parafarmaci (58,6%). Questo fenomeno colpisce direttamente le attività in regola, costrette a competere con prezzi fuori mercato e senza le tutele previste dalla normativa. Da qui la richiesta di Confcommercio per un rafforzamento dei controlli e incentivi specifici per chi investe nella legalità.

Mario Gentile

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