News - 16 giugno 2025, 09:00

Caso Nestlé. A quasi un anno dallo scandalo francese, sono davvero in vendita le sue acque minerali?

Il CEO Laurent Freixe smentisce, in Italia il settore dell’acqua imbottigliata vale 10 miliardi l’anno, è il Paese secondo al mondo per consumo dopo il Messico, secondo i dati Censis

Caso Nestlé. A quasi un anno dallo scandalo francese, sono davvero in vendita le sue acque minerali?

A marzo 2024 scoppia in Francia il caso Nestlé Waters, in cui la divisione del colosso svizzero è accusata di imbottigliare le sue acque utilizzando, per anni, processi di filtrazione illegali, immesse sul mercato in modo fraudolento e in violazione del principio di conformità, a danno dei consumatori.
L’utilizzo di trattamenti vietati su acque etichettate come “minerali naturali” ha coinvolto anche il governo francese di Emmanuel Macron, accusato a sua volta dalla commissione d’inchiesta creata dal Senato francese. L’accusa è di non aver posto fine a pratiche contrarie alla legge, di cui era consapevole fin dal 2021, attribuendo la responsabilità a un rapporto eccessivamente stretto tra Nestlé e le istituzioni. Questo legame avrebbe portato a una sorta di ricatto implicito sulla disoccupazione, tale da spingere il governo a modificare documenti ufficiali per adeguarsi alle richieste dell’azienda. Macron ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto.
Tra le pratiche non conformi, le indagini hanno rivelato che per anni le aziende coinvolte hanno trattato molte di queste acque con filtri a carbone attivo e raggi UV, tecnologie ammesse per l’acqua del rubinetto, ma vietate per le acque minerali. Le normative europee, infatti, sono chiare: un’acqua può essere venduta come “minerale naturale” solo se imbottigliata alla fonte e senza subire trattamenti di disinfezione.
Dopo il blocco dell’imbottigliamento in alcuni stabilimenti Perrier da parte delle autorità francesi, i controlli sanitari hanno portato alla sospensione immediata dell’attività in uno dei pozzi del dipartimento di Gard, in seguito a un episodio di contaminazione da germi di origine fecale, come l’Escherichia coli, e altri contaminanti esterni, inclusi pesticidi.
Nestlé Waters ha ammesso l’uso dei filtri vietati e ha pagato una multa di 2 milioni di euro per evitare ulteriori procedimenti legali. Nel frattempo, Perrier non potrà utilizzare la dicitura “acqua minerale naturale”, e su questo punto le autorità francesi si pronunceranno entro il 7 agosto di quest’anno.
Il 1° gennaio 2025, Nestlé Waters Europe – il comparto dedicato alle acque e alle bevande premium, che comprende tra l’altro Sanpellegrino, Perrier e Acqua Panna – ha dichiarato la propria autonomia come business globale, sotto la guida di Muriel Lienau.
Secondo indiscrezioni, tuttavia, la multinazionale starebbe cambiando strategia e avrebbe affidato alla banca d’investimento Rothschild il mandato per la vendita del segmento acqua, valutato 5 miliardi di euro. Tra i potenziali marchi ceduti ci sarebbe anche Sanpellegrino.
Si parla già di potenziali acquirenti interessati, anche perché solo nel primo trimestre del 2025 Nestlé Waters ha generato ricavi per 934 milioni di euro. Una cifra che, come riporta FoodNavigator, rappresenta però meno del 4% del fatturato totale di Nestlé.
Ma sarà davvero questa la motivazione della supposta vendita? O è stato piuttosto lo scandalo che ha coinvolto il suo marchio di punta e i suoi rapporti istituzionali in Francia?
Nel frattempo, in un’intervista pubblicata dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ), il CEO di Nestlé Laurent Freixe ha smentito le indiscrezioni sulla ricerca di possibili acquirenti, dichiarando che Nestlé non intende vendere il comparto delle acque minerali, pur sotto pressione per gli scandali in Francia, ma è semplicemente alla ricerca di un partner per sviluppare al meglio il settore.
Attendiamo sviluppi futuri. Di fatto, questo caso accende indiscutibilmente un campanello d’allarme anche per le acque imbottigliate in Italia.

Il punto
In Italia, la qualità dell’acqua del rubinetto è tra le più alte al mondo. Il Paese è al quinto posto in Europa per la qualità dell’acqua destinata al consumo umano, garantita in media “per l’80,5% da acque sotterranee naturalmente protette, su cui si innesta un esteso sistema di controlli”, come sottolinea il Ministero della Salute.
Eppure, nonostante l’eccellente qualità dell’acqua del rubinetto – dovuta proprio all’abbondanza di fonti sotterranee e a un sistema di analisi continuo – l’Italia resta prima in Europa per consumo di acqua in bottiglia.
Nel mondo, si vendono un milione di bottiglie di plastica al minuto, con una tendenza all’aumento. Un dato globale sconcertante, specie se si considera che si tratta di un prodotto con un impatto ambientale devastante e, in alcuni casi, persino meno sicuro dell’acqua del rubinetto.

Nota
Perciò urge cambiare direzione, attraverso linee guida governative che incentivino la riduzione dell’utilizzo della plastica, soprattutto nei Paesi – come l’Italia – dove l’accesso all’acqua potabile è garantito e l’acqua degli acquedotti è sicura nella maggior parte del territorio.
Ma siamo davvero sicuri che non si andrebbe incontro a qualche lobby?

Eradis Josende Oberto

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