Fiocco azzurro per il Tesoro: la ventesima emissione del BTP Italia si è chiusa, nella sola tranche retail, con ordini per 6,5 miliardi di euro . Ma cosa ha spinto 183 mila piccoli risparmiatori a puntare su questo titolo indicizzato
Il cuore dell’appeal è il tasso minimo garantito dell’1,85 %, reale, quindi al netto dell’inflazione, confermato alla chiusura del collocamento e affiancato da un premio fedeltà dell’1 % per chi porterà il titolo fino alla scadenza del 4 giugno 2032 . In sostanza: sette anni di protezione dal carovita e un bonus extra che il Tesoro paga di tasca propria. Quanti altri strumenti offrono oggi lo stesso mix di certezza e plusvalore?
Se è vero che i prezzi al consumo stanno rallentando verso l’1,8 % medio stimato per il 2025, il BTP Italia resta agganciato all’indice FOI (al netto dei tabacchi): cedole semestrali e rimborso finale si muovono al ritmo del costo della vita tricolore. Sommando la tassazione agevolata al 12,5 % e l’esenzione successoria, il risultato è un “paracadute” particolarmente appetibile per chi teme di perdere potere d’acquisto . Vi siete mai chiesti quanta strada debba percorrere oggi un conto deposito per assicurare lo stesso ritorno reale?
Uno sguardo allo specchietto retrovisore aiuta a misurare l’entusiasmo: nella precedente emissione di marzo 2023 il retail sottoscrisse 8,6 miliardi di euro . Oggi il bottino quasi raddoppia, complice un contesto di tassi nominali più alti e la svolta prudente della BCE che ha ridotto la voglia di obbligazioni a brevissimo termine. È solo sete di cedola, o si intravvede anche un rinnovato senso di fiducia verso i conti pubblici italiani?
Da domani la palla passerà agli investitori istituzionali: gli analisti si attendono richieste robuste, forse oltre i 4 miliardi, e non escludono che il Tesoro possa alzare lievemente il rendimento definitivo. Se ciò accadrà, e il premio fedeltà resterà invariato, la ventesima serie del BTP Italia rischia di chiudere come la più ricca dell’ultimo decennio.
Il Tesoro, insomma, ha colto la finestra giusta prima dei probabili tagli della BCE che, più avanti nell’anno, potrebbero comprimere i rendimenti reali. Chi ha sottoscritto oggi potrà dormire sonni relativamente tranquilli: se l’inflazione risalirà, le cedole si adegueranno; se invece i prezzi rallenteranno, il tasso minimo farà da rete di salvataggio. Vale allora la pena puntare tutto sul BTP Italia? Come sempre, le due vecchie regole del buon senso restano imbattibili: diversificare e guardare lontano.