News - 06 maggio 2025, 09:00

Arte e dazi: l’equilibrio globale in pericolo

La recente imposizione di dazi da parte dell'amministrazione Trump sta creando onde di incertezza nel mercato globale dell'arte, un settore dove credibilità e reputazione rappresentano valori fondamentali. La nuova politica commerciale americana, che prevede un dazio del 10% per tutti i paesi (con l'eccezione della Cina, gravata da un impressionante 145%) per i prossimi 90 giorni, solleva interrogativi su quale sarà il futuro degli scambi artistici internazionali.

Arte e dazi: l’equilibrio globale in pericolo

UN MERCATO IN BILICO
Gli Stati Uniti, con una quota di mercato del 43% e un volume d'affari di 24,8 miliardi di dollari, rappresentano il principale hub del commercio artistico mondiale. Il paese importa opere d'arte per 8,8 miliardi di dollari ed esporta per 10,3 miliardi. Finora l'arte è stata esente da dazi negli USA: dipinti, stampe, sculture e fotografie rientravano nei materiali informativi non soggetti a tariffe secondo la legislazione americana (50 U.S.C. 1702(b)). Ma l'incertezza regna sovrana, poiché non è ancora chiaro se i beni culturali resteranno esclusi dalla nuova direttiva trumpiana.

PREOCCUPAZIONI TRANSATLANTICHE
Le associazioni di commercianti d'arte, tra cui la CINOA (Confédération Internationale des Négociants en Œuvres d'Art) in Europa, l'Art Dealers Association of America e la British Art Dealers Association esprimono forte preoccupazione. Le gallerie, le fiere e le case d'asta di entrambe le sponde dell'Atlantico si preparano ad affrontare costi operativi maggiori, con tariffe di importazione più alte che faranno lievitare i prezzi di spedizione, materiali e logistica.

EUROPA E USA: IMPATTI DIFFERENTI
Per l'Europa, le conseguenze potrebbero essere particolarmente gravi. Francia, Regno Unito e Germania rappresentano il 56% delle importazioni artistiche americane e il 41% delle esportazioni. I commercianti europei si trovano in una posizione vulnerabile, dovendo riconsiderare la loro partecipazione a fiere internazionali negli Stati Uniti a causa dell'aumento dei costi e dell'erosione dei margini.
Negli USA, invece, gli effetti sono più sfaccettati. Da un lato, il mercato interno rimane robusto, con i grandi appuntamenti di New York confermati: Frieze, Independent e Tefaf a maggio, seguiti dalle Evening Sales di Sotheby's, Christie's e Phillips con opere dal valore stimato in centinaia di milioni di dollari. Dall'altro, la politica protezionistica rischia di minare la leadership americana come centro nevralgico del commercio artistico internazionale.

PICCOLI OPERATORI E NUOVI SCENARI
I piccoli operatori con scarse riserve di liquidità saranno probabilmente costretti a ripiegare sui mercati locali, mentre i collezionisti si chiedono se acquistare opere dall'estero comporterà sovrapprezzi significativi. Particolarmente complessa appare la situazione con la Cina, terzo mercato dell'arte mondiale con scambi per 8,4 miliardi di dollari, ora soggetta a dazi del 145%.

UN FUTURO INCERTO
Il mondo dell'arte si trova quindi in una fase di profonda incertezza. Se da una parte il calendario degli eventi americani procede regolarmente, con opere già arrivate per le imminenti manifestazioni, dall'altra la variabile dazi potrebbe modificare profondamente gli equilibri del mercato. La domanda che attraversa l'intero settore è se gli Stati Uniti continueranno a rappresentare un "porto sicuro" per l'arte mondiale o se assisteremo a un ridisegno delle rotte commerciali artistiche internazionali.
In questo clima di instabilità, l'Europa si trova a dover riflettere sulla possibilità di rafforzare i propri circuiti interni, mentre gli USA rischiano di compromettere quella posizione di centralità costruita in decenni di leadership nel settore artistico globale.

Andrea Nano

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