News - 11 novembre 2024, 10:57

Il futuro della politica industriale in Italia: intervista alla dottoressa Antonella Vincenti

Il futuro della politica industriale in Italia: intervista alla dottoressa Antonella Vincenti

Incontro con la Dottoressa Antonella Vincenti, Responsabile PMI del Partito Democratico e Vice Presidente della Provincia di Brindisi

Dottoressa Vincenti, il tema della politica industriale, dopo una lunga fase di declino, è tornato a alimentare il dibattito italiano ed europeo. Lei, a tal riguardo, ha organizzato una serie di incontri in varie città italiane, come Roma, Torino e Genova, dal titolo “Impresa domani – Un piano industriale per l’Italia”. Qual è stato l’intento e cosa è emerso da questi incontri?

Quello che è emerso da questo confronto aperto e costruttivo è la necessità fondamentale di un grande patto sociale tra le parti: imprese, lavoratori, pubblica amministrazione. Si tratta di un’alleanza e di una concertazione di intenti che miri a un’azione concreta e a una progettazione condivisa. Il settore industriale rappresenta una parte dinamica della nostra società, oggi alle prese con cambiamenti e sfide globali pressanti, e ricostruire la fiducia nella cooperazione è essenziale. Il Partito Democratico vuole adottare un piano industriale per il rilancio del paese, affrontando una situazione economica non propriamente florida.

Come si può conciliare l’esigenza di una nuova politica industriale con le discontinuità che caratterizzano il contesto globale attuale?

È necessaria una distinzione. La doppia transizione tecnologica ed ecologica che stiamo vivendo è un processo di lunga durata e dimensioni globali, guidato da accordi internazionali. È un processo “governato”, che implica azioni concrete soprattutto nel campo delle politiche industriali ed energetiche. Certo, le attuali turbolenze internazionali rappresentano un freno al cambiamento e aumentano le incertezze, ma questo processo è inarrestabile.

Quali sono gli elementi fondamentali per costruire un sistema di politiche industriali efficace, che risponda alle sfide attuali e ai nuovi bisogni delle società avanzate?

La parola chiave è sostenibilità: ambientale, energetica, industriale, economico-sociale e culturale. Questo implica una riflessione sugli squilibri sociali che hanno caratterizzato lo sviluppo del Novecento, tra cui l’aumento delle disuguaglianze, il dramma del lavoro povero, il precariato, le questioni di genere e i fenomeni migratori legati ai mutamenti climatici. In sintesi, uno sviluppo che non sempre ha coinciso con un reale progresso. C’è ancora molto da fare.

Per quanto riguarda le PMI, da sempre motore dell’economia italiana, quali politiche sono necessarie per accompagnarle nella doppia transizione ecologica e digitale?

Le PMI, rispetto alle grandi imprese, hanno pagato un divario che durante la pandemia si è aggravato: riduzione del margine economico, aumento dei costi di produzione, difficoltà di accesso a finanziamenti e scarse risorse per digitalizzazione e ricerca. È fondamentale facilitare l’accesso al credito, razionalizzare gli incentivi, snellire la Pubblica Amministrazione e rendere il sistema fiscale più equo.

Con la sua lunga esperienza politica e il contatto diretto con il mondo delle imprese, cosa ritiene necessario per il Sud? Potrebbe diventare il grande hub energetico europeo, e come?

Paradossalmente, la transizione offre grandi opportunità per il Mezzogiorno. Il futuro sarà sostenibile, oppure non ci sarà affatto. Dopo l’industrializzazione forzata degli anni ’60, oggi possiamo immaginare uno sviluppo sostenibile in cui le PMI giocano un ruolo cruciale. Studi recenti di UnionCamere e Mediobanca indicano aspettative di crescita di fatturato per le medie imprese del Sud, specialmente nel settore energetico rinnovabile. Tuttavia, sono necessari capitali, sia finanziari che umani, e una convergenza tra imprese, istituzioni e parti sociali.

Qual è l’orizzonte d’azione dell’Italia nella politica industriale europea?

L’Italia ha un’importante struttura economica e produttiva a livello globale e una posizione geografica che la rende ponte tra il sud e il nord Europa. Il Partito Democratico è consapevole di questa necessità e lavora per rafforzare la nostra posizione in Europa e nel mondo.

 

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