News - 03 novembre 2023, 11:30

L’Italia delle imprese invecchia: calano i giovani ai vertici mentre aumentano gli imprenditori over 70

In dieci anni la presenza giovanile nelle cariche aziendali si è ridotta drasticamente, mentre cresce quella degli imprenditori più anziani. Unioncamere lancia l’allarme: serve snellire la burocrazia per facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo imprenditoriale.

L’Italia delle imprese invecchia: calano i giovani ai vertici mentre aumentano gli imprenditori over 70

L’Italia delle imprese invecchia: sempre meno giovani nei ruoli decisionali, mentre aumentano gli imprenditori over 70

Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha visto un significativo cambiamento nella composizione demografica delle persone che ricoprono ruoli chiave all’interno delle aziende italiane. I più giovani hanno orientato le proprie scelte imprenditoriali soprattutto verso settori innovativi come l’agricoltura tecnologica e le nuove tecnologie digitali, mentre le generazioni più anziane si sono concentrate su settori tradizionali quali l’istruzione, la sanità e il supporto alle imprese. Tuttavia, a prescindere dai diversi settori di interesse, un dato emerge con chiarezza: nei centri decisionali delle imprese italiane si registra una progressiva diminuzione della presenza giovanile, in parallelo con l’invecchiamento complessivo della popolazione del Paese. Questa dinamica demografica si riflette inevitabilmente anche nella composizione delle imprese, che mostrano sempre più una tendenza verso la “terza età” degli imprenditori.

Le più recenti elaborazioni effettuate da Unioncamere e InfoCamere, che analizzano i dati relativi al totale delle persone che ricoprono cariche societarie (titolari, amministratori o soci) nelle aziende italiane, confermano questa trasformazione. In particolare, negli ultimi dieci anni, la presenza di imprenditori e dirigenti over 70 è aumentata di circa un quarto, segno evidente di un progressivo “invecchiamento” del tessuto imprenditoriale nazionale. Allo stesso tempo, la quota di giovani tra i 18 e i 29 anni coinvolti in ruoli di comando si è contratta di una percentuale simile, evidenziando un calo significativo della presenza giovanile nel management d’impresa.

Analizzando più nel dettaglio le fasce di età intermedie, emerge come la classe tra i 30 e i 49 anni abbia subito la riduzione percentuale più marcata, con una diminuzione del 28% rispetto al 2014. Questo significa che in dieci anni oltre un milione e cento mila cariche societarie sono andate perse proprio in questa fascia, storicamente considerata quella più dinamica e attiva nella guida delle imprese. D’altro canto, la fascia degli imprenditori tra i 50 e i 69 anni ha registrato un aumento importante in termini assoluti, con quasi 600 mila cariche in più, pari a un incremento del 15,3%, confermando così la tendenza verso un progressivo spostamento verso età più avanzate nelle posizioni di comando.

Andrea Prete, presidente di Unioncamere, commenta con preoccupazione questa evoluzione, sottolineando come “il sistema imprenditoriale italiano rispecchi fedelmente la dinamica demografica del Paese”. Prete evidenzia come il calo delle imprese giovanili sia una diretta conseguenza dell’invecchiamento della popolazione e della difficoltà dei più giovani di entrare nei ruoli decisionali delle aziende. “Per invertire questa tendenza – afferma – è fondamentale rendere più semplice e appetibile la creazione di nuove imprese, in particolare per i giovani. Occorre agire con decisione per snellire la burocrazia, che ancora oggi rappresenta un ostacolo insormontabile per molti aspiranti imprenditori”.

Il presidente di Unioncamere prosegue spiegando che la burocrazia italiana continua a imporsi come un “fardello troppo pesante”, in particolare per i giovani under 35 che desiderano mettersi in proprio e sfruttare le opportunità offerte, ad esempio, dai fondi e dalle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Secondo recenti dati, infatti, ben 7 imprese su 10 fondate da giovani vedono negli adempimenti burocratici l’ostacolo principale che ne limita lo sviluppo e l’accesso alle risorse disponibili. Ridurre questi vincoli non solo faciliterebbe l’ingresso dei giovani nel mondo imprenditoriale, ma potrebbe anche favorire un ricambio generazionale che appare necessario per rinnovare e rilanciare il tessuto produttivo italiano.

In definitiva, l’Italia delle imprese si trova davanti a una sfida importante: come garantire un equilibrio tra esperienza e innovazione, valorizzando il contributo delle nuove generazioni senza trascurare il valore della professionalità acquisita negli anni? Un cambiamento culturale e normativo appare indispensabile per favorire un ricambio generazionale che possa sostenere la competitività delle aziende italiane in un mercato sempre più globale e dinamico.

Zaki Lombardo

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