Limiti, difetti e mancanze del sistema tributario e fiscale italiano nell’analisi dell’ATI. Avanzata la proposta di una “coraggiosa riforma che possa rimettere il Paese in carreggiata e renderlo, fiscalmente, più equo, rispettato e attrattivo”.
Dottor Peruzzo, lei e la sua Associazione, siete stati convocati in audizione al Senato dalla 6ª Commissione permanente Finanze e Tesoro, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale, con particolare riferimento ai crediti di imposta. Ci racconti com’è andata.
Certo, abbiamo semplicemente ribadito le nostre proposte in materia di riforma IRPEF, come già avevamo fatto con il precedente governo, riaffermando la nostra posizione che è tutta incentrata sul varo di una riforma fiscale importante e coraggiosa, imperniata su tre pilastri: drastica riduzione della pressione fiscale; possibilità di dedurre tutti i costi sostenuti dai cittadini e dalle imprese; inasprimento deciso delle sanzioni a carico degli evasori.
Abbiamo fatto presente a chiare note che, a nostro avviso, i crediti d’imposta e tutte le altre espressioni assistenzialistiche, dai bonus alla flat tax, alle varie “rottamazioni”, non potranno mai costituire un elemento di incentivazione fiscale, anzi, tutto il contrario, dimostrano il fallimento dell’attuale sistema fiscale italiano.
I crediti d’imposta ed i vari aiuti alle imprese ed ai cittadini, possono solo essere previsti in casi assolutamente eccezionali, come lo è stato in occasione della pandemia da Covid, ma non possono costituire l’asse portante di un sistema ordinario fiscale.
La vostra posizione in merito è chiara. Da dove parte la vostra analisi e come siete arrivati a formulare la vostra proposta di riforma dell’IRPEF e dell’intero Sistema Tributario?
I principi base della nostra proposta si fondano sull’analisi di quanto oggi è sotto gli occhi di tutti, cioè: una pressione fiscale elevatissima per cui chi può fugge dall’Italia creando anche seri problemi in materia di occupazione; un’evasione fiscale che ha raggiunto un limite indecente. Dati certi ci dicono che gli evasori sono oltre 19 milioni, dato preoccupante oltre ad essere in continua crescita. L’Agenzia della Riscossione ha recuperato meno del 13% delle somme da incassare da oltre 10 anni.
Il contenzioso tributario è in costante crescita ed è “ammortizzato” dal ricorso alle periodiche chiusure delle liti pendenti, in ciò evidenziando che le norme in materia fiscale sono sempre più incomprensibili, interpretabili e, pertanto, inadeguate con buona pace per la certezza del diritto.
Questo drammatico scenario oramai è insostenibile sia per imprese che per cittadini.
È fondamentale invertire rapidamente la rotta per ricostruire un sano rapporto fra fisco e contribuenti, un rapporto imperniato sulla consapevolezza della giusta e doverosa partecipazione alla spesa pubblica, ma senza l’angoscia di essere vessati e perseguitati da uno Stato nemico.
Quali sono i punti cardini della vostra proposta?
Sulla base di quanto detto prima e sulla necessità di ricostruire quel rapporto di fiducia fra Stato e cittadini/contribuenti, abbiamo evidenziato tre punti portanti di una riforma fiscale urgente e coraggiosa da avviare con il contributo delle categorie professionali ordinistiche ed associative:
Tale riforma prevede:
- una drastica riduzione della pressione fiscale (tre scaglioni con un tetto massimo 30/35%) e contemporanea equiparazione della tassazione dei redditi di qualsiasi provenienza (lavoro dipendente, pensione, impresa, professionale, capitale, diversi);
- la possibilità di dedurre tutti i costi sostenuti dai cittadini, utilizzando il sistema dello “scontrino parlante”, e dalle imprese al fine di tassare il reddito come costituzionalmente previsto;
- l’inasprimento deciso delle sanzioni a carico degli evasori, ritenendo tali coloro che sono sconosciuti al fisco e non coloro che si trovano in momentanei stati di difficoltà finanziaria, con l’obbligo, se nulla tenenti, di “risarcire” lo Stato attraverso lavori socialmente utili svolti in regime di detenzione.
Questi principi permetterebbero una drastica semplificazione, con la conseguenza che gli evasori potranno sempre meno nascondersi. Si deve puntare ad un allargamento della platea dei contribuenti che partecipano alle spese dello stato e non tartassare coloro che possono avere difficoltà momentanee.
In base a questi punti fondanti, quali sarebbero i risvolti postivi sulla vita dei cittadini, dei professionisti, delle aziende?
Tutti ne trarrebbero vantaggio. La riforma, come suggerita, permetterebbe alla stessa Amministrazione Finanziaria di concentrarsi sul prevenire la lotta all’evasione, attraverso un miglior utilizzo delle risorse umane e tecnologiche, utilizzando le proprie energie, anche attraverso verifiche periodiche alle medio/grandi aziende e controlli di tutti i contribuenti, contrapponendo i codici fiscali, e non solo le partite IVA, con i costi sostenuti, per verificare la proporzionalità con i redditi dichiarati.
Ne trarrebbero vantaggio i cittadini/contribuenti con la deduzione dal proprio reddito di tutti i costi sostenuti. Avrebbero la certezza di pagare le imposte su quanto effettivamente guadagnato. Questo vale per tutti, dipendenti, pensionati, imprese, ecc. Ne trarrebbero vantaggio i Professionisti, che tornerebbero ad esercitare la loro professione di aiuto alle aziende attraverso analisi e valutazioni operative e di mercato, di cui soprattutto le micro/piccole aziende hanno bisogno. Oggi i Professionisti, almeno la stragrande maggioranza di essi, sono relegati ad un ruolo di spedizionieri e di esecutori delle migliaia di adempimenti che assorbono il quotidiano lavoro. Invece, i Professionisti hanno un grande ruolo che va rivalorizzato.
Anche le Aziende ne trarrebbero vantaggio, perché potrebbero, finalmente, dedicarsi serenamente alla propria attività, senza il timore di essere vessate da una pressione fiscale insostenibile, sovente accompagnata da verifiche devastanti che sono solo il frutto della complessità della norma fiscale, sempre più riconducibile ad interpretazioni soggettive che vanificano ogni certezza del diritto.
In queste condizioni è impossibile lavorare ed investire. Quanto detto, è evidente e sotto gli occhi di tutti. Sono molto più le Aziende medio/grandi che fuggono da questo sistema fiscale vessatorio, di quelle che decidono di investire in Italia.
Perché il ricorso a strumenti di incentivazione fiscale come i crediti di imposta, bonus ecc, si sono rivelati dei tentativi falliti?
Innanzitutto sono metodi iniqui, incostituzionali e danno un segnale di appiattimento “al ribasso” delle logiche aziendali, basti pensare alla flat tax.
I sistemi assistenzialistici citati, crediti d’imposta, bonus, ecc., hanno prestato il fianco, e lo presteranno sempre, alla malavita che li sfrutta sistematicamente. Guardi cosa è accaduto nei bonus in materia edilizia; guardi cosa è accaduto nelle cessioni dei crediti, dove le banche hanno speculato sin oltre il 30%, erodendo ai cittadini/contribuenti i vantaggi fiscali delle agevolazioni. Pensi a cosa accadrà nella possibilità della cessione dei crediti ad imprese e privati, dove si innescherà inevitabilmente l’usura …
Un sistema fiscale che permette tutto questo, non solo è fallimentare, ma diventa connivente con chi specula su chi ha veramente necessità ed è tartassato dalla pressione fiscale. Chi potrà “godere” della flat tax è agevolato, a parità di reddito, rispetto a chi non ne potrà “godere”. Un esempio rende chiara la violazione costituzionale di cui all’Art. 53 in materia di flat tax:
- un contribuente in regime di flat tax realizza un reddito tassabile di € 50.000,00 e paga il 15% ovvero € 7.500,00. Se fosse stata una start up avrebbe pagato il 5% ovvero € 2.500,00.
- Un altro contribuente non può usufruire della flat tax per superamento dei limiti e realizza anche lui un reddito di € 50.000,00 dove le imposte “normali” secondo gli attuali scaglioni, ammontano a € 12.900,00.
- A parità di reddito (entrambi € 50.000,00) c’è una differente e sensibile pressione fiscale di € 5.400,00.
Uno Stato non può permettere questo!
Crede che questo governo riuscirà a fare questa tanto attesa e invocata riforma?
E il Paese? È pronto, sono maturi i tempi, secondo lei?
Quando noi parliamo di riforma “coraggiosa ed efficace” ci riferiamo proprio alla necessità che si superi lo stato assistenzialista che ha da tempo sostituito lo stato di diritto. Ovvio che i meccanismi politici sovente traggono benefici dai bisogni e dagli aiuti. Occorre superare però queste metodologie. I cittadini/contribuenti stanno reagendo sempre più con una logica di contrapposizione “all’aggressione” che oggi il fisco italiano esercita nei loro confronti. Se lei parla con un qualsiasi contribuente dell’Agenzia delle Entrate, riceve da tutti la medesima indicibile risposta. Questa è la cartina di tornasole dell’attuale percezione del fisco.
I tempi sono molto maturi e se non si andrà verso la direzione giusta, a nostro avviso, il sistema fiscale italiano rischia di andare in default con conseguenze molto pesanti. Noi Professionisti che abbiamo il polso della situazione reale, vediamo questo orizzonte avvicinarsi sempre più.
Da poco lei è stato nominato anche Presidente della Federazione Professioni Associative della Confederazione ASSO. Quali sono i vostri obiettivi e quali le proposte di collaborazione con il Governo?
Le nostre osservazioni vanno tutte nella direzione della collaborazione. Per noi, non può esistere una critica se non sostenuta da possibili soluzioni. Noi abbiamo questa impostazione assolutamente naturale. Sta al Governo decidere se vuole ascoltare la nostra riflessione su cambiamenti che riteniamo necessari, fondamentali per rimettere il Paese in carreggiata e renderlo, dal punto di vista fiscale, equo, rispettato, accettato ed appetibile per chi ci vive e per chi vorrebbe venire ad investirci. Nelle nostre osservazioni, le relazioni presentate, terminano sempre con la disponibilità ad un confronto su quanto proposto, a lavorare insieme. Questi sono i nostri obiettivi e quelli della Federazione Professioni Associative, che adesso presiedo, della Confederazione ASSO. Ci adopereremo per tutelare il giusto ed importante ruolo delle Associazioni Professionali nel pieno rispetto del sistema duale Ordini/Associazioni, per un legittimo riconoscimento della funzione svolta nel mondo delle libere professioni e affinché vengano superate le contrapposizioni fra i sistemi ordinistici ed associativi a vantaggio di azioni comuni utili per i cittadini/contribuenti, la pubblica amministrazione e per gli stessi Professionisti. Insieme siamo chiamati a contribuire in maniera determinante alla costruzione di una vera riforma fiscale di cui l’Italia ha estremo bisogno.